Provare a far niente senza sensi di colpa

Quest’inverno, poco prima di Natale, ho letto “Il mio anno di riposo e oblio”, di Ottessa Moshfegh; non è passato molto tempo, ma è un’epoca fa se ripenso al contesto di allora, sia mio personale che oserei dire globale visto come stanno andando per ora le cose. Quella lettura mi colpì molto perché mi ritrovai ad invidiare la protagonista nonostante io sia abbastanza certa che non fosse proprio il sentimento che l’autrice volesse trasmettere: la Protagonista infatti (di cui non conosceremo mai il nome) decide di prendersi una pausa dal mondo, di “andare in letargo”, letteralmente di “ibernarsi”, chiudendosi in casa e uscendo solo pochissime volte e per le più stringenti necessità (vi ricorda qualcosa!?), dormendo la maggior parte del resto del tempo, imbottendosi mattina e sera di sonniferi e narcotici per assentarsi il più possibile dalla realtà. Ok, non aveva nessuna questione “terrena” di cui doversi occupare, niente famiglia né lavoro, una bella rendita in banca, insomma poteva farlo. 

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