Dolci consolazioni da lockdown, Angolo della poesia

Un’amica, francamente sovrappeso, proclama: “Il lockdown ha stravolto la mia vita, le mie abitudini ma non il mio piacere per i dolci... Anzi! Sono ingrassata e non vedo l’ora che riapra la Maggia!!” e mi descrive la brioche con crema e panna della sua antica abitudine che pare ormai lontana anni-luce invece che pochi mesi, fin quasi a fare ingolosire anche me che, fortunatamente, non amo la panna. L’ho immaginata al bar pasticceria più ambìto del paese (sarà bella da vedere come faranno tenere le distanze ai golosi avidi...) con gli occhi di Guido Gozzano che nel 1907 osservava nella sua poesia “Le golose” le “...signore e signorine che mangiano le paste nelle confetterie”. Lo sguardo è cinematografico – ebbene sì, anche se agli albori questa arte affascinava il poeta – osserva i dettagli che tutti, ahimé, conosciamo (la crema esce dall’altra parte...). Il tono è deliziosamente leggero, amorevolmente canzonatorio, credo me lo sentirò addosso alla prossima cioccolata in pasticceria, ma mi sentirò anche...amata! Interpretata da Paolo Poli, come solo lui sapeva fare, questa poesia è uno spasso, che di questi tempi vale quanto una brioche alla crema. La si trova su You Tube https://www.youtube.com/watch?v=grDGkuVkT2o Del poeta vi racconterò meglio un’altra volta, anche perché è morto molto giovane, di tubercolosi, e oggi non voglio rattristarvi. 

 

Io sono innamorato di tutte

le signore

che mangiano le paste nelle

confetterie.

 

Signore e signorine –

le dita senza guanto –

scelgon la pasta. Quanto

ritornano bambine!

 

Perché nïun le veda,

volgon le spalle, in fretta,

sollevan la veletta,

divorano la preda.

 

C’è quella che s’informa

pensosa della scelta;

quella che toglie svelta,

né cura tinta e forma.

 

L’una, pur mentre inghiotte,

già pensa al dopo, al poi;

e domina i vassoi

con le pupille ghiotte.

 

un’altra – il dolce crebbe –

muove le disperate

bianchissime al giulebbe

dita confetturate!

 

Un’altra, con bell’arte,

sugge la punta estrema:

invano! ché la crema

esce dall’altra parte!

 

L’una, senz’abbadare

a giovine che adocchi,

divora in pace. Gli occhi

altra solleva, e pare

 

sugga, in supremo annunzio,

non crema e cioccolatte,

ma superliquefatte

parole del D’Annunzio.

 

Fra questi aromi acuti,

strani, commisti troppo

di cedro, di sciroppo,

di creme, di velluti,

 

di essenze parigine,

di mammole, di chiome:

oh! le signore come

ritornano bambine!

 

Perché non m’è concesso -

o legge inopportuna! -

il farmivi da presso,

baciarvi ad una ad una,

 

o belle bocche intatte

di giovani signore,

baciarvi nel sapore

di crema e cioccolatte?

 

Io sono innamorato di tutte

le signore

che mangiano le paste nelle

confetterie.

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