Linea di frazione

ovvero Hic probabiliter manebimus optime

di Carlo Alberto Parmeggiani

 

Le stragi di Nizza, di Parigi, di Bruxelles e quelle ancora da venire, i colpi di stato tanto per gradire a metà serata, i disastri ferroviari in tarda mattinata, i rifiuti buttati alla rinfusa sotto casa nonostante i bidoncini colorati da custodire sul balcone come muti e alieni familiari, l’allagamento di interi quartieri cittadini, le frontiere come un colabrodo, il terremoto che ancora fa paura e turba i sonni dei più delicati, i morti in bella vista all’ora del mangiare, gli abusi e il prepotere di chi ha un conto in banca alle Bahamas, la pillola per l’ipertensione, le cimici che attaccano i ciliegi, i concorsi da migliaia di persone per un posto in Comune o da bidello nelle scuole, i medici indagati, i neonati buttati nel pattume, la moglie accoltellata dal marito, la nonna presa a martellate dal nipote, la rabbia di chi vive con una sgrollata d’euro al mese, il ventotto che non esce a Bari, il settantuno a Roma, il Gratta&Basta che fa solo innervosire, il dilemma della riforma costituzionale, che fa il paio col problema di dove collocare Zanda, Bersani, Cuperlo o Verdini se all’ala destra o a quella a sinistra della Nazionale dei Parlamentari… Insomma, un gran casino!... Da non dormirci la notte, per alcuni, e stare in piedi, a far di conto, per limitare le pretese, andando avanti e indietro dalla sala da pranzo alla cucina, alla ricerca di un barlume, di un piccolo sentiero, di una scappatoia che sbuchi via da un rassegnato panorama di afflizioni che a pensarci fa venire il sangue amaro. Alla ricerca, insomma, di un maccheggio, un piccolo commercio di pensieri, un darsi da fare levantino, anzi carpigiano, pur di poter campare, pur di non darla vinta ai bambolotti ben vestiti della televisione, e a quelli più sgamati dei giornali, a quei cartacei messaggeri della depressione.

     A guardarsi intorno, oltre il privato, si resiste, si sopporta, si bestemmia, si va in bagno, si sposta la mobilia nella sala, si cambia posizione sul divano, si telefona all’amico che nemmeno più si sa se ancora vive, in certi casi si sturaccia una bottiglia di Sorbara, o ci se la prende con il figlio che tarda a rientrare per la cena, oppure con la moglie che ha usato un detersivo che manda un odore di scarpe di gomma comprate dai cinesi… così, tanto per far qualcosa, per dire la propria e per sentirsi vivi. Oppure è la moglie che se la prende col marito che non alza la ciambella del water nel bagno o che non l’accompagna in auto al Borgogioioso o al più vicino ma più caro ConadCity. Oppure è il figlio o la figliola che se la prendono con mamma e papà (babbo non lo usa più nessuno) per via di una paghetta striminzita o perché non gli dan le chiavi del Toyota o della Panda nuovi.

Eppure, si direbbe con Totò, il grande comico napoletano, che tutto ciò è ancora e soltanto un mucchio di quisquilie, pinzillacchere, robetta da poco, segatura fastidiosa della vita quotidiana che se ne vola via con una soffiata, già che da noi nulla è ancora così grave come ciò che è accaduto e accade in altri luoghi, anche a noi vicini.

Insomma, da noi ci se l’aggiusta ancora come meglio viene e in questa estate carpigiana, in cui chi può e invece di starsene carcerato in casa a sacramentare o a spostar divani, si incammina a piedi o inforca lo scooter o la a bici e se ne va in giro in qua e in là per la piazza cittadina o per le frazioni di campagna. Frazioni che però pare non siano più tali, che non siano più quelle di una volta, ovvero un pezzo lontano di qualcosa, o un rapporto fra gli elementi campagnoli di un insieme locale, di una cittadinanza, di una popolazione, bensì linee di frazioni continue che, come Fossoli, Santa Croce, San Marino, Budrione, Migliarina hanno tutta l’aria d’essere diventate estensioni territoriali di un’agiatezza carpigiana che recentemente, o in qualche anno un po’ più indietro, ha preferito mettere su casa, se poteva, là dove un tempo ci andava solamente per comperare uova fresche, capponi per le feste comandate, salami caserecci, cocomeri e meloni.

 

 

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