Chi ha inventato il selfie-stick

In principio era il cellulare. Poi è arrivato il navigatore. E adesso il selfie-stick. La tecnologia al servizio dell’uomo, insomma: ma non certo del contatto umano. Che siamo seduti in treno o in fila alle poste, la musica non cambia: invece di approfittarne per fare nuove conoscenze, ci rifugiamo tra i soliti preferiti. E chi di noi, ormai, si ferma più a chiedere informazioni, adesso che il navigatore ci indica con precisione millimetrica la strada? A completare la conquista di questa triste e sterile forma di autonomia, il bastoncino, a volte addirittura telescopico, studiato appositamente per farsi le foto senza l’aiuto di estranei. E a forza di scattare come e quando ci piace, senza interferenze esterne, dimentichiamo l’emozione di chiedere un favore a un passante o a una coppia vicina e, soprattutto, la bellezza di riceverlo. “Scusi, ci farebbe una foto?” domanda la coppietta che, stregata dal sentimento e dalla bellezza del luogo, si sta costruendo l’album dei ricordi. Una domanda quasi retorica: è una dimostrazione di collaborazione che nessuno, in realtà, avrebbe il coraggio di negare. Immortalare due persone che si vogliono bene, suggellare con un semplice click una storia d’amore. “Ecco, prema qui ed è fatta”. “Ok”, rispondeva in genere il volontario del click, maneggiando con disinvoltura il telefonino di uno sconosciuto, notoriamente uno degli oggetti con la maggiore carica batterica (ha più germi della tavoletta del cesso): “Ve ne faccio un paio – aggiungeva in un commovente slancio di generosità – così potete scegliere”. Dopo di che, a lavoro ultimato e senza nemmeno controllare il risultato la coppietta ringraziava con sorrisi devoti e immancabili omaggi alla logica scambista del buon rendere. Poi, una volta esauriti i convenevoli, l’agghiacciante verità: il tizio, evidentemente un analfabeta della tecnologia, aveva premuto il tasto sbagliato, inserendo la modalità video; o, ancora peggio, aveva inavvertitamente cancellato le foto appena realizzate. Impietriti dalla contemplazione del disastro, i due malcapitati prendevano a chiedersi quale maledetta congiuntura astrale avesse messo sulla loro strada l’unico troglodita della riviera. Un idiota incapace. Un imbranato totale che aveva rovinato tutto, mandando in fumo un momento di magia irripetibile. Più ci penso, più mi convinco: dev’essere stato uno di loro, a inventare il selfie-stick.

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