Di recente mi è caduto l’occhio su un pieghevole che pubblicizzava le attività della Biblioteca Loria. Sopra c’era scritto: “La biblioteca dei miei sogni”: e io, ovviamente, ho iniziato a sognare. La prima cosa che mi è apparsa, sono dei guanti. Guanti di plastica trasparente usa e getta, come quelli che bisogna infilare al supermercato, nel reparto frutta e verdura. Sarebbe il caso, per motivi di igiene pubblica, di renderli obbligatori anche in altri casi, come lo sportello bancomat (i cui tasti, a volte, presentano incrostazioni risalenti alla prima repubblica) e, appunto, la biblioteca. Soprattutto nell’’emeroteca, la sala riservata alla lettura di giornali e riviste: dove i quotidiani più letti passano di mano in mano decine e decine di volte, e, quel che è peggio, non di rado i lettori li utilizzano come schermo, in caso di starnuto. Qualcosa mi dice che, se analizzassimo quel che resta dopo una settimana di “sfogliatura “dell’unica copia di Voce, scatterebbe l’allarme ambientale: la biblioteca verrebbe messa in quarantena e la pubblica lettura considerata attività pericolosa. Nei miei sogni, vedevo anche la mia rivista preferita, Internazionale, sottrarsi per un volta al triangolo delle Bermude della stampa periodica: e fare belle mostra di sé sullo scaffale fin dal venerdì mattina, come accade, ad esempio, nella vicina Correggio.
La mia dimensione onirica, ormai a briglia sciolta, si spingeva sempre più lontano: arrivando a fantasticare di un’emeroteca con tavoli riservati alla lettura, finalmente sgravati dalla piaga stagionale del campeggio studentesco, in cui ci si poteva muovere liberamente tra gli scaffali, senza il rischio di inciampare in qualche cavetto tirato per alimentare il portatile o ricaricare il cellulare. A un certo punto, però, il sogno si è tramutato in incubo: appurato che la deterrenza del conto alla rovescia in fase di chiusura andava via via scemando, la direzione valutava sistemi più convincenti, come quello sdoganato da una vecchia edizione di Scherzi a parte: la scossa sulle poltroncine su cui siedono i lettori.
La drammatica realtà dell’incubo mi ha bruscamente riportato alla deprimente realtà dell’emeroteca carpigiana: dove uno sfavorevolessimo rapporto tra lettori e cose da leggere (stessa dotazione di Correggio,dove però la popolazione è un terzo), genera mostri. Come il predatore: il quale, in una vera e propria operazione di controllo del vicinato, individua l’obiettivo (cioè la persona che sta leggendo il mal tolto, cioè il giornale o la rivista che gli interessa) e si apposta come un falco, in attesa che il tizio riponga la rivista. Si colloca nel punto più favorevole: quello che, nella sua griglia di partenza mentale, gli garantisce il vantaggio nell’accaparrarsi l’agognato cartaceo, quando scatta la luce verde. Afferro il pieghevole. Sono tempi difficili: e per ora, in attesa della Biblioteca dei sogni, mi accontenterei della biblioteca dei bisogni.