Governo contro i giornali e una legge regionale sull'editoria da marziani

Quando vuole, sa essere molto  chiaro e non le manda a  dire, don Ermanno Caccia,  direttore editoriale di Notizie.  Ci riferiamo al recente numero del  settimanale diocesano nel quale  è sceso decisamente in campo in  difesa dei settimanali confratelli,  in crisi come tutto il settore della  carta stampata. È una famiglia,  quella dei periodici a stampa, della  quale facciamo parte anche noi di  Voce, insieme alle tante piccole  realtà editoriali che in Italia hanno  sempre rappresentato i territori dei  quali sono espressione, configurandosi  non solo come testate giornalistiche,  ma anche – è il nostro  caso – come piccole, talvolta micro  aziende, con un proprio bilancio,  dipendenti, collaboratori, ufficio  commerciale e senza enti, partiti o  santi protettori alle spalle.  Che cosa dice, dunque, don  Caccia? Intanto, denuncia “lo  stillicidio di aziende/imprese nel  nostro comparto e le drammatiche  situazioni che nella nostra regione  registriamo”. E fa gli esempi del  settimanale dell’Arcidiocesi di  Modena, assorbito da Avvenire,  e del licenziamento dei giornalisti  che lavoravano per l’organo della  Diocesi di Parma. Ma dice anche  di più, don Caccia.  Non lesina poi critiche, per  esempio, al Presidente della Federazione  italiana dei settimanali  cattolici (Fisc), il “suo” presidente,  per non aver contestato i dati del  sottosegretario all’editoria, Vito  Crimi, che insiste sull’azzeramento  dei 60 milioni destinati  all’editoria delle cooperative di  giornalisti o degli enti senza fini di  lucro, ma tace su cifra analoga che  foraggia invece radio e televisioni  locali, proprietà di imprenditori  che si portano a casa i contributi.  E sostiene che dal Presidente  della Fisc si sarebbe aspettato  anche un atto d’accusa agli aiuti  assegnati ai siti di informazione  online che il Sottosegretario si  guarda ben dall’intaccare, “...forse  perché – insinua il direttore del  settimanale diocesano – la torta di  pubblicità che oggi finisce alla carta  stampata fa gola all’azionista di  riferimento del partito di Crimi:  la Casaleggio&Associati il cui core  business è il web”.  Bravo, don Caccia.  

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