Bellelli nei cieli di Fabrique e Truzzi nella trincea della Ztl

Fa un po' sorridere questo librarsi di Alberto Bellelli nei cieli alti dell'associazione politico culturale Fabrique. E proprio mentre lascia tre suoi assessori, ma soprattutto Marco Truzzi, a battersi per due settimane dalla trincea della Ztl contro la marea montante di una città dall'umore depresso che non vedeva l'ora di individuare un bersaglio su cui scaricare frustrazione e malessere, per quello che potrebbe rivelarsi un trend lungo, quanto decisivo in vista del voto amministrativo del 2024. Fa un po' sorridere, si diceva, perché l'uomo c'è tutto, in questo suo riferimento all'"alzare lo sguardo”, in questa sua intenzione di “tradurre in progetti e orizzonti precisi il portato valoriale che emerge dai confronti” e di cercare "un'interlocuzione diversa con altri soggetti”, per dibattere di temi che invece all'interno dei partiti “sono fortemente schiacciati dall'agenda politica quotidiana”. Poco importa poi che di quell'agenda politica quotidiana facciano parte, nel caso specifico di Carpi, quisquilie come il nuovo ospedale del quale si vorrebbe qualche aggiornamento; o il parco dell'Oltreferrovia che dovrebbe svilupparsi, sia pure a stralci, in parallelo con l'Università; o il Pug prossimo venturo atteso da un bisogno di coinvolgimento della città almeno pari a quello registrato dal dibattito sulla Ztl; o una crisi del sistema economico che dovrebbe impegnare il Primo cittadino, se non in interventi diretti che non gli competono, in una ricerca di investitori o nel dialogo con un mondo imprenditoriale che non può esaurirsi nella solita cerchia delle associazioni di categoria.

 

Non è mai stato uomo di dossier, Alberto Bellelli, non è mai stato un Sindaco di pratiche noiose e prosaiche gestite con la pazienza certosina di chi scioglie i nodi, media i contrasti, si addentra nelle cose al di là dei titoli, soprattutto quando non si tratti di materia socio sanitaria, quella a lui più congeniale. Magari ci sbagliamo, ma ci riesce difficile anche immaginarlo a incalzare i propri assessori con scadenziari precisi e misurabili, a spronare la macchina comunale, coinvolgendola a tutti i livelli e trasmettendo senso di appartenenza alla città a un organico competente e preparato, ma che alle 13 stacca e va a vivere altrove. E' piuttosto uomo di politique d'abord, la politica innanzitutto, Bellelli, dove la politica è annuncio, questione di principio, appelli in podcast e inaugurazioni, tante inaugurazioni. In fondo, che cos'era la pensata di togliere la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, se non un voler marcare confini invalicabili, fissare campi di appartenenza scolpiti nel marmo, come se nell'odierna liquidità della politica questo fosse ancora possibile. Per converso, la faticosa pratica mediatoria che avrebbe richiesto la definizione degli assetti di vertice della Fondazione, il tu per tu con qualche elettore/eleggibile un po' ondivago del Consiglio di Indirizzo – ne bastava uno – è stata lasciata lì, quasi che bastasse la soddisfazione, anche questa tutta politica, di aver combinato lo storico connubio tra Curia e Amministrazioni comunali, sorta di nuovi Patti Lateranensi in salsa locale.

Non deve stupire, dunque, che Alberto Bellelli non abbia tanto aderito a Fabrique, ma ne sia addirittura il co-ideatore, insieme al parlamentare Luca Rizzo Nervo incrociato per vent'anni sui temi comuni del welfare. Per andare dove non si sa, ma certamente per giocarsi una partita politica più ampia e da protagonista a quei livelli almeno regionali dove, senza tanto dannarsi l'anima, una più simile a Bellelli di quanto lui stesso non pensi, la sua vice Stefania Gasparini, è diventata a Bologna coordinatrice della Segreteria, ove siedono in diciotto, e lui “solo” presidente della Direzione, che di membri ne conta una settantina. E' Bologna il loro nuovo e futuro spazio vitale, uno spazio stretto in cui hanno voluto entrare entrambi, non senza qualche frizione e che sarebbe ingiusto liquidare semplicemente come approdo di ambizioni personali. E' che la loro stessa natura, tanto poco amministrativa quanto politica-politica, come avrebbe detto Jessica Rabbit, li ha disegnati così.