Cementificazione, consumo di suolo e notti in cui tutte le vacche sono nere

Non è che a furia di indossare gli occhiali scuri della “cementificazione” non riusciamo più a distinguere tra opere ben fatte e brutture architettoniche? Tra un'iniziativa edificatoria che dischiuda nuove prospettive e risponda a criteri ambientali e una puramente speculativa? O riteniamo che la nozione stessa del costruire meriti di essere appiattita in un negativo indistinto, diventando di per sé sinonimo di devastazione del paesaggio e spreco di risorse naturali? E il consumo zero di suolo, non dovrebbe, come ha sostenuto su Voce mese l'architetto Mario Cucinella, includere l'aggettivo “netto”, per cui se togli una cosa la puoi però rifare da un'altra parte, altrimenti dovresti ammettere che tutte le nostre attuali costruzioni (ospedali, scuole, case) sono perfette?

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