Cinema e politica

L'annunciato ritorno alla programmazione di due storiche sale cinematografiche di Carpi come il Corso e l'Eden, sia pure con i limiti imposti dal Covid, va al di là di un segnale di post-epidemia. Con tutto il dire che niente sarà più come prima e che il Covid rivoluzionerà la vita futura, ecco che il ritorno di qualche cosa che "prima”, appunto, stava scomparendo, spazzato via dalle piattaforme streaming, assume il sapore di un dopo e di un nuovo che parrebbe voler mantenere i tratti del vecchio: gli amici ritrovati nel foyer in attesa dello spettacolo, la fila in biglietteria, il buio in sala, i commenti all'uscita. O almeno si spera che sia così.       

L'aver accostato il “non ha senso” decretato dal sindaco Alberto Bellelli contro la conferma governativa del coprifuoco alle 22, allo “strappo” della Lega di Matteo Salvini nei confronti del governo per la stessa ragione, solo a qualche fan fazioso del Sindaco – ce ne sono, ce ne sono – può essere parso degno dei titoli di Libero. Non c'è alcuna sovrapposizione di identità politica, sarebbe poco intelligente solo pensarlo: ma semplicemente un'identica predisposizione di due consumati politici a cogliere il momento. Da parte di Salvini, per l'istintività da animale politico che tutti gli riconoscono e che gli impedisce di stare completamente dentro una compagine governativa contro la quale rumoreggiano tante componenti della società italiana, per lo più rappresentative del lavoro autonomo. E da parte di Bellelli per una predisposizione analoga, meno istintiva e più filtrata dalla formazione politica di scuola comunista, che abbiamo definita “togliattiana”, nel senso di quella capacità che fu di Palmiro Togliatti di svoltare tutte le volte che lo richiedeva l'evolversi degli eventi, adattandosi ad essi per meglio guidarli. E non c'è dubbio che una svolta ci sia stata nell'attitudine comunicativa del Sindaco in materia di pandemia, dalle severe reprimende soprattutto del primo lockdown all'aperturismo di questi ultimi tempi. Al pari di Salvini, ma anche di Bonaccini e di diversi amministratori, ha ritenuto che la maggioranza della pubblica opinione si sia spostata verso l'allentamento delle restrizioni. Magari non per un cambiamento dello scenario pandemico, ma perché la gente non ne può più. E nessun politico, al di là delle proprie convinzioni, può permettersi di andare contro un senso comune dilagante. Può andarci Draghi, che politico non è e non ha consensi da conservare o costruire in base al sentiment più diffuso. Che forse è il solo modo per riuscire a governare.