E dal mondo ex sinistra Dc spuntò l'idea di una candidatura D'Orazi per Palazzo Scacchetti

Il diretto interessato non conferma e non smentisce: il che è sempre un modo di smentire non troppo convinto. Tanto più che fonti autorevoli assicurano che da quel crogiuolo in costante ebollizione che è il milieu della sinistra post-democristiana governato da Valler Cestelli e malamente sistemato dentro il Pd, sarebbe uscito il nome di Mauro D'Orazi come un possibile candidato sindaco del centrosinistra, mettendo un preciso paletto segnaletico dentro eventuali primarie. E' niente più di una voce. Ha preso però a circolare con insistenza all'indomani dell'incontro in un'abitazione privata dalle parti di Cibeno, di una dozzina di non più giovanissimi ex di tante cose: della Dc, del Consiglio comunale, della Giunta provinciale, dei vertici Ausl, qualcuno semplicemente dell'insegnamento scolastico. Tutti hanno lasciato qualche traccia negli anni Ottanta e Novanta, avendo sempre come fari per la loro inesausta voglia di navigare nella politica le figure di Ermanno Gorrieri e Carlo Donat-Cattin: come dire il progressismo cattolico, democratico e sociale, matrice anche del sindacalismo di marca Cisl. segue

 

Lasciati sulla battigia dalla risacca postdemocristiana dei Popolari e della Margherita, mai sedotti da Prodi e prodismi vari e con il centro politico che si è squagliato, nel Pd ci sono entrati per esclusione. Per matrice culturale e storie politiche non potevano certo confluire nelle varie incarnazioni del centrodestra-destra (Forza Italia, Lega, Popolo delle Libertà fino agli attuali Fratelli d'Italia). Né la loro sincera vocazione all'impegno civile poteva farli approdare a qualsivoglia lista civica: troppo realisti, troppo navigati per credere che si possa prescindere da adeguate sponde nazionali e per lasciarsi coinvolgere in abborracciate mescolanze senza l'ordine e le gerarchie dei partiti novecenteschi in cui loro si sono fatti le ossa. E allora c'era lì disponbile il Pd. Dove si sono accomodati, e anche bene, almeno finché a Roma e poi nei territori il partito è rimasto profondamente democristiano: nei segretari, nei consigli comunali, nei modi stessi di essere e anche di non essere più. Tant'è che, venendo a Carpi, discendono dalla medesima matrice il capogruppo consiliare Maurizio Maio e un pezzo dello schieramento di centrosinistra in Consiglio. E quando si è trattato di trovare un amministratore per un anno, Sindaco e Pd sono ricorsi alla buona volontà di uno di loro, consigliere Dc per dieci anni e poi assessore del Ppi nel 1997. Un piede dentro, dunque: molto dentro, perfino nella Segreteria dem, anche se il rapporto con Marc'Aurelio Santi, che ne fa parte, è un po' quello con la creatura che poi ha voluto far da sé. E un piede fuori, nel senso che starci è diventato via via più scomodo, specie di questi tempi di forti sospetti di radicalismo post grillino e di umori da sconfitta che si sono riversati su Elly Schlein.

 

Per questo, sempre per via della dissoluzione del centro politico e dell'incompatibilità di carattere con la destra, dev'essere parsa pregnante l'ipotesi di candidare Mauro D'Orazi, già portato alla Presidenza del Consiglio dell'Unione e incarnazione di un “dentro” ufficiale e di un “fuori” di scontento mormorato nel gruppo consiliare. Rappresenta infatti l'incarnazione del moderatismo da ceto medio, il “quando Carpi era Carpi”, la dimensione dialettale e comunitaria di una volta, le relazioni coltivate con scrupolosa attenzione e riguardo soprattutto a chi rappresenta il censo come la cultura, l'immagine come la notorietà, il tratto vigorosamente popolare come il glamour. E chi altri, debbono aver pensato, potrebbe racimolare più consensi di lui in un Pd che non trova candidati e in una  Carpi che stenta a riconoscersi, lo sguardo più rivolto al passato che al futuro e sempre più estranea al proprio presente? La "Bella Carpi”, insomma: secondo un'espressione della quale D'Orazi rivedica il conio e che ora gli viene contesa da un altro candidato, spuntato dallo stesso, identico humus che ha prodotto D'Orazi, ben voluto nei “sacri palazzi” a differenza del rivale un tantino sbilanciato sul versante anticlericale. E' inutile: parli di due ex democristiani e nascono subito due correnti.