Il capitale umano nella Sanità, un intervento di Giorgio Verrini

In Italia ci sono 4,2 medici per mille abitanti: dodicesimo posto sui 37 Paesi Ocse, dove la media è 3,8 per mille abitanti. Quindi tutto bene? E perchè tutto questo parlare di personale insufficiente per il buon funzionamento del Servizio sanitario nazionale? 
Perché i nostri medici sono i più anziani con un buon 56 per cento che supera i 55 anni (in Gran Bretagna  gli over 55 sono solo il 14 per cento). Insomma, abbiamo la popolazione medica più anziana al mondo, dotata certo di grande esperienza ma prossima al pensionamento, con la certezza che senza un opportuno turn over il nostro Ssn andrà in crisi. (segue)
 

Al presente si stima che dei 104 mila medici in servizio, dai 25 ai 30 mila andranno in pensione entro i prossimi cinque anni e dei 260 mila infermieri (mediamente più giovani) se ne andranno in 20 mila .A questi pensionati per raggiunta età, bisogna aggiungere almeno altri 10 mila in uscita anticipata volontaria: motivi personali legati a scelte di vita diverse, meno stressanti, eccetera.
Quindi, come coprire il "buco” di circa 35 mila fuorusciti dal Ssn? Mediante i nuovi medici e iscritti alle scuole di specializzazione post laurea che sono circa 64 mila.   Dunque, problema risolto? Non proprio, perché degli iscritti alle specializzazioni, solo l’80 per cento terminerà il corso e di questi, solo il 60 per cento sceglie di entrare nel   Servizio sanitario pubblico (nel 2010 tale percentuale era del 75).

Questo fenomeno si può spiegare per la presenza di nuovi attori che irrompono nel mercato del lavoro, come le Cooperative, le proposte allettanti delle numerose strutture sanitarie private, le pressanti richieste dall’estero e forse, dico io, un “sentire” diverso della professione medica, sempre più intesa come mestiere che come missione. Ci sono inoltre da considerare i carichi di lavoro che sottraggono tempo agli affetti, i frequenti contenziosi medico-legali, la marginalità o scarso coinvolgimento nelle scelte programmatiche e per ultima, la retribuzione “bassa” rispetto agli altri Paesi dell’Europa occidentale .
Quindi, dei 64 mila potenziali rincalzi ai “vecchi” che se ne vanno, si potrà contare su circa 36 mila  cioè appena appena il numero per garantire lo status quo, cioè non proprio il massimo per supplire alle carenze palesemente  emerse durante la pandemia e non sufficienti per realizzare i progetti del Dm71  Case della salute, poliambulatori vari, assistenza domiciliare).

Giorgio Verrini, medico in quiescenza


(i dati sono desunti da Agenas, Agenzia nazionale Servizi sanitari).