L'ottobre nero del Pd di Carpi

Un quotidiano le ha definite “giornate complicate”. Sono quelle che stanno vivendo e ancora attendono la Giunta Bellelli e il Pd in autunno. Non aveva infatti finito di tirare un sospiro di sollievo per aver aumentato il distacco elettorale dalla lista del più diretto inseguitore – dalla media di 10 punti delle ultime tre consultazioni ai 14 del 25 settembre – che il gruppo dirigente del partito di maggioranza in città si è dovuto confrontare prima con le voci di un sondaggio negativo sull'operato dell'Amministrazione, riprese sempre dalla stampa locale, poi con le indiscrezioni, seguite da conferma ufficiale, che da novembre l'assessore Marco Truzzi – l'uomo della viabilità di emergenza e del progetto di ampliamento della Ztl – lascerà il Settore Lavori pubblici, Infrastrutture e Patrimonio per un lavoro nel privato. Si aggiunga a tutto questo, passando alle generali, lo stato confusionale del Partito a livello nazionale, la conseguente mancanza di punti di riferimento che rischia di durare ancora a lungo, visto che un congresso chiarificatore non si terrà prima di febbraio, con prevedibile scatenamento del correntismo interno e relative ricadute sui territori che già si percepiscono anche a Carpi e nelle Terre d'Argine. (segue)

Tornando al locale, non è da trascurare il fatto che il voto del 25 settembre ha aperto le porte del Senato a un fiero oppositore, per interposta coniuge – la capogruppo consiliare di Fratelli d'Italia Annalisa Arletti – come Michele Barcaiuolo, sempre del partito di Giorgia Meloni: e non si può prevedere che cosa possa rappresentare per la maggioranza guidata dal Pd, avere a Roma un parlamentare “contro”, quando sul territorio sono in ballo investimenti statali importanti come quelli per l'ospedale, la ferrovia (passaggio a livello di via Roosevelt), il recupero del Campo di Fossoli e la rigenerazione di via Unione Sovietica, per fare solo qualche esempio. Come si fa infine a non ricordare che a meno di due anni dal voto amministrativo, non c'è ancora un'idea di chi possa essere il futuro candidato del Pd alla carica di Sindaco? E che, data la lunga chiusura al dialogo e lo stato delle relazioni in Consiglio comunale, è difficile perfino immaginare che si possa costruire una candidatura credibile sulle rovine fumanti dei rapporti con le altre forze politiche? (segue)

 

Altro che "giornate complicate": mai prima d'ora il partito di maggioranza relativa era parso così vicino al "grado zero", nonostante le sue riserve elettorali almeno a Carpi siano potenzialmente quasi intatte: un po' finite in Azione, un po' in Fratelli d'Italia, certo, ma soprattutto confluite nell'astensione, come in attesa che si verifichi il fatto, la svolta che giustifichi il ritorno convinto alle urne. Che cosa, esattamente? Forse quello di cui si discute a Roma, nei talk show e sulla stampa, riassunto bene da Giovanni Taurasi con la citazione di Antonio  Gramsci per la quale i partiti “...esistono se sono storicamente necessari“. E il Pd sta cercando questa sua necessità storica, sempre che esista presso un elettorato  “...senza un passato a cui tornare, se non sconfitti; e senza un futuro da scalare vittoriosi”. L'esercito degli astenuti, assenti alle urne, ma evidentemente ben presenti ai problemi di questa Amministrazione, sempre stando alle ricostruzioni della stampa un segnale lo avrebbe mandato, esprimendo un certo grado di insoddisfazione sul governo cittadino. E sarebbe un guaio per il Pd se, fidando nel consueto “zoccolo duro” del 30 per cento garantito, si limitasse ad allestire in vista del 2024 un contorno di listine di comodo pronte ad accettare qualsiasi candidato del partito di maggioranza, proveniente da ranghi interni e, dunque, da “collocare” a qualunque costo. Con tutto l'ottimismo che promana dai vertici di palazzo Scacchetti, il blocco sociale che di quello “zoccolo” è stata la condizione per oltre settant'anni – operaie e operai, artigiani e commercianti – non esiste più, il senso di appartenenza di una popolazione antropologicamente in evoluzione si sta sgretolando al pari dello spirito di comunità che sta invecchiando o morendo insieme ai suoi interpreti. In attesa, comunque, di conoscere l'effettiva portata e le articolazioni specifiche del malcontento comunicato dal sondaggio di cui si parla, e rimanendo nel perimetro del governo territoriale, non è difficile immaginarne una delle possibili cause nella divaricazione fra la quantità e l'entità dei progetti annunciati e i tempi della loro attuazione. Tempi che, si sa, risiedono nella farraginosità del codice degli appalti e nelle difficoltà legate all'approvvigionamento e ai costi di energia e materie prime, sui quali nessuna bacchetta magica può influire. Ma che si dilatano nella percezione della popolazione, quando l'approvazione della semplice fattibilità tecnico-economica di un progetto viene presentata quasi come se l'opera fosse già lì, praticamente avviata. Tant'è che, ripresentandosi qualche anno nella versione definitiva, qualche progetto – citiamo solo il sovrappasso della Losi all'altezza dell'area fast-food – mostra segni di invecchiamento di cui gli uffici non sembrano voler prendere atto, essendo stato già molto arrivare fino alla vigilia dell'appalto. Anche della estensione della Ztl, la cui prima fase si pensava dovesse approdare al Consiglio ai primi di ottobre, si sono perdute al momento le tracce, forse per qualche opportuno ripensamento. Si sta dimostrando insomma, per la Giunta di Carpi, quanto duro e difficoltoso sia, per dirla con Pierluigi Bersani, “...attraversare a nuoto il mare che c'è tra il dire e il fare”, quando a volte basterebbe semplicemente dire meno e solo quando i fatti ci sono.