Moda Makers, specchio di mentalità e limiti di un territorio che non fa sistema

Anche per effetto dei colpi di pandemia, guerra, costi in aumento e di quella che è stata definita la “permacrisi”, la crisi permanente dell'intero settore moda, Moda Makers, traslocata a Modena nel 2021 in concomitanza con la sua acquisizione da parte della Camera di Commercio, si è trasformata in qualche cosa che non è più un polo attrattivo funzionale al tessile abbigliamento di Carpi. Ma non è ancora quella manifestazione di rango internazionale nella quale si confidava dopo aver ottenuto nel febbraio 2022 da Isf Cert, l'ente certificatore dei dati statistici fieristici, l'attestato di possesso dei requisiti. Lasciare tempo al tempo, perché Moda Makers raggiunga questo ambizioso traguardo, è d'obbligo. Dipenderà soprattutto dall'evoluzione del settore, dalla sua capacità di tornare prioritario nei consumi e dalla lungimiranza di Modena Fiere, controllata dalla consorella bolognese, nel marcare una specificità della rassegna renendola molto più attrattiva. Solo così, è prevedibile, ritornerà a essere interessante anche per le aziende di Carpi, ridotte ora a uno sparuto manipolo di tre su ventidue espositori, anche se qualcuno che ha disertato l'ultima edizione pare comunque averne tratto vantaggio, stabilendo contatti diretti con i buyer intervenuti.

 

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