Quelle bottiglie nella notte

L'ordinanza del Sindaco che impone, nel periodo delle Festività, la chiusura alle 21 e fino alle 5 degli esercizi di vicinato del settore alimentare e misto (qui la notizia), pur motivata con l'esigenza di evitare assembramenti di persone con mascherine abbassate in questi tempi di recrudescenza pandemica, va decisamente nella direzione, auspicata da tempo, di esercitare un controllo più severo sull'attività dei negozi etnici. Si scrive “pandemia”, insomma, ma si legge come “sicurezza” e "antidegrado". In primo luogo, perché il divieto previsto all'articolo 33 del Regolamento di Polizia urbana dell'Unione di asportare “alimenti e bevande, alcoliche e non, posti in contenitori di vetro” dalle 22 alle 6 del mattino ha trovato di rado una efficace applicazione. Basterebbe, al riguardo, osservare le quantità di bottiglie di birra che, proprio in orario notturno, si accumulano – quando va bene – nei contenitori distribuiti in centro e, quando va male, sui davanzali delle finestre o davanti a vetrine di negozi o sui marciapiede. Per non dire nei pressi delle panchine dei parchi, a vanificare anche il comma 3 di quello stesso articolo, quello che vieta il consumo di bevande alcoliche in centro, nelle aree verdi e nei parchi, al di fuori dei déhors autorizzati, dalle 20 alle 6 del mattino successivo. Essendosi dimostrato, dunque, che i controlli lasciano molto a desiderare, niente può funzionare meglio, sotto il profilo dell'efficacia, di una chiusura anticipata. Ci saranno lamentele e proteste delle quali staremo a vedere se qualche associazione di categoria intenderà farsi portavoce. Ma è abbastanza evidente che è ad alcuni di questi negozi che attinge la movida, non quella elegante e modaiola, ma l'altra, disperata, emarginata e qualche volta silenziosamente criminogena dei bevitori della notte.