L'ex vicesindaco Simone Morelli ha tutte le ragioni, approfittando della propria notorietà più che della troppo improvvisata adesione al partito Azione di Carlo Calenda, per divulgare le proprie idee sul futuro di Carpi, a una settimana dal voto. Lo fanno tutti i candidati e lui, anche se non lo è, ma avendoci "messo la faccia” come ama ripetere, quanto meno sui manifesti, può rivendicare il diritto a esporre le proprie ragioni. Ma ci sono due cose che si fatica a comprendere e che la dicono lunga su come vadano oggi le cose in politica. Va bene esprimere le proprie idee su Carpi, ma quando si sia sottoscritto un programma insieme ad altre sette liste che compongono una coalizione, dove non è contemplata, per esempio, la reintroduzione dei cassonetti per i rifiuti né tanto meno un ripensamento della raccolta differenziata, diventa difficile poi sostenere che invece la differenziata “non è un dogma” e che sulle strade debbono ricomparire i cassonetti. O quando si è condiviso il Pug come strumento urbanistico programmatico per il futuro, come si fa a dichiarare che si tratta di un piano "punitivo”? Al di là del merito, è quanto meno il metodo che risulta incomprensibile: a meno che non si accetti – gli esempi non mancano, nemmeno a livello nazionale – che in politica si possa dire tutto e il contrario di tutto, sottoscrivere un programma e subito dopo sbugiardarlo. segue
Ma è l'altra cosa a sollevare più di un interrogativo. Quando apparve la notizia che Morelli con Azione sarebbe entrato nella coalizione di centro sinistra, si sollevarono critiche piuttosto sonore da destra nei confronti di una coalizione descritta come talmente impaurita dal possibile esito del voto da imbarcare una personalità come Morelli diviso dal Pd e soprattutto dal sindaco uscente, Alberto Bellelli, da una lunga storia di scontri e rotture giunta fino alle aule giudiziarie. Critiche analoghe, ma in forma di mal di pancia inespressi e di mugugni a stento trattenuti, dilagarono anche nel centro sinistra, dando forte l'impressione che quella di includere nella coalizione Morelli fosse, più che una scelta, una imposizione, un diktat partito dall'alto. Del resto si sa che ai livelli provinciali del Pd, più che dalla conoscenza dei territori e delle persone, si ragiona in base a teoremi del politichese. In buona parte della regione, fatto talmente raro nel resto del Paese da essere additato come esemplare, Azione di Calenda va d'amore e d'accordo con il Pd di Schlein che qui è piuttosto di Bonaccini? E allora la si includa anche a Carpi nell'alleanza, che più siamo e meglio è e c'è bisogno di parlare a quel ceto medio centrista ambìto da tutte le forze politiche. Come se non sapessero, a Modena, che nella coalizione ci sono almeno tre liste che già puntano in quella direzione. E come se non avessero mai sentito parlare di Morelli e dei suoi trascorsi nient'affatto idilliaci proprio con il Pd. Se ne desume che il livello di ottusità dimostrato nella circostanza dalla Segreteria provinciale in nome di un'astrazione è solo pari all'insipienza e alla totale assenza di quell'umiltà che serve per prendere atto che ogni territorio e ogni persona ha la propria storia e metterci le briglie può solo avere esiti negativi.