Tornado

Una luna piena, quasi arancione, sbucata fra le nubi orlate d'oro dagli ultimi raggi di sole in un cielo ancora tumultuoso e solcato dai lampi sovrastava tranquilla e paciosa, verso l'imbrunire, le campagne tra Budrione, Fossoli e Novi già pochi minuti dopo il tornado che le aveva sconvolte, distruggendo l'aeroporto e scoperchiando case e capannoni. E' sempre così, con gli eventi climatici estremi: una furia – di acqua, di fango, di vento, di grandine, di fuoco – che si concentra in pochi istanti, seguita da una tragica, apparente normalità, lasciando però una scia di disastri che richiedono anni per essere riparati. Quando non si tratti di vittime, per le quali non ci sono rimedi sufficienti. Le azioni per prevenire gli effetti del cambiamento climatico non possono più affidarsi solo ai tempi lunghi dei programmi intergovernativi, quando ci sono. Dopo tanta inerzia e parole, la situazione impone prima di tutto l'adattamento alle sfide climatiche, lavorare su misure che ci mettano al riparo. Non intendeva proprio questo, il meteorologo Luca Lombroso, dichiarando: «Ora possiamo solo dire “Si salvi chi può”»?  Adattarci –  con misure tecnologiche e che promuovono cambi di comportamento – è la cosa più immediata cui pensare, appunto, per salvarci.