La cassetta della posta

La cassetta della posta


Dicono che tra poco non ci saranno neppure più le sue belle cassette rosse per la raccolta della posta. Si sa, non c'è più nessuno che scrive. Tutti lì con gli occhi sul telefonino che da lì si mandano auguri, richieste, da lì si gioca e si inviano foto o peggio video preconfezionati con orsetti, cuoricini, palloncini e altre cose inutili. Nessuno può più sapere quello che si prova ad aspettare una cartolina, non si sa che cosa sia attendere per qualche  tempo di ricevere una lettera, scrutando il tipo di calligrafia, il tipo di carta, provando l'odore dell'inchiostro, temendo per una impronta sfuggita. (segue)

Chissa che cosa provava mia madre quando arrivavano le veline leggere da tuttte quelle parti che “lui” aveva percorso prima di rimanere incastrato dopo l'Otto Settembre. Venivano da Peschiera, poi da Bolzano poi da più in là. C'erano anche i segnacci della censura del campo, campo di lavoro poi di concentramento. Censura che non dovrebbe stupirmi visto che, per sfuggire a quella della suora custode delle educande, avevo fatto recapitare le lettera ad una amica fuori dal collegio. Scrivevano le ragzze di una volta, scrivevano diari, timidi incontri, scrivevano per aprire, fare un passo, ricordare. E scrivevano con belle calligrafie e inchiostri scelti apposta, scrivevano con penne e pennini delicati e conservavano, a volte, buste legate con nastri. (segue)

Qualche volta apro quaderni logori per osservare le calligrafie che conoscevo dentro gli appunti delle ricette di casa. Non si può rimpiangere nulla che la comunicazione veloce a nostra disposizione ci affascina e, anche, ci risparmia la fatica di scrivere le cartoline scegliendole una diversa dall'altra alla fine della vacanza che, adesso, per fare invidia ci vuole molto, ma molto di più, compresi interi filmati, buccucce a cuore e foto di piatti appetitosi. Non credo neppure che sapremmo più mettere in fila frasi leggibili e pensare che ci facevano persino fare un compito in classe che aveva per titolo: “Scrivi una lettera...”. Sarà per qualche ragione che i miei nipoti non amano il compito in classe di Italiano mentre io mi godevo proprio a riempire il foglio protocollo con parole e parole. Adesso c'è solo il terrore di ricevevre una busta nella buca della posta, o è una multa o un conto o un qualche guaio peggiore, così io metto dentro la fessura un solo occhio e se vedo tutto vuoto e buio tiro un sospiro di sollievo dicendo: “Per oggi niente”.