Sono disordinata. Sono colpevolmente disordinata. Ma, per ora, non c’è nessuno che si permette di dirmi che sono un disastro. Forse è proprio la mancanza di qualcuno che mi “dica della roba dietro” che contribuisce a far sì che mi lascio andare. Le scuse sono tante. Il male di schiena se alcune cose restano per terra. Lo spazio insufficiente se la roba non entra nell’armadio. La fretta se qualcosa resta a bagno nel lavandino. E anche il fatto che io cucino e qualcuno può lavare i piatti. In realtà non c’è più mia suocera che non mi diceva niente ma si vedeva bene quello che le passava per la testa. Non c’è più mia nonna che, a dirmela leggera, mi pensava buona da niente in fatto di casalinghità. L’ordine non l’ho interiorizzato. I vestiti sono ammassati sulla sedia, il letto è una cuccia cui tiro su le coperte, la sedia della roba da stirare troneggia di panni ripiegati e pure il cassettino della macchina non si può aprire perché vomita carte e documenti. Disastro. E terrore quando mi chiedono qualche cosa. Quando ero piccola, nella casa antica, dormivamo in tre nella grande camera, c’erano due armadi di quelli vecchi con le gruccce di legno e gli sportelli di specchio. Dovevamo mettere le cose tutte lì, io, la zia Irene e la nonna Olga. Facevamo mucchi separati, ma era tutto un pigia pigia e un caricare più capi su un unico supporto. C’era l’ometto di legno fatto per il vestito maschile che strabordava e pendeva come la torre di Pisa e aveva le vitine sempre allentate così traballava. Sognavo un armadio mio. Neanche pensavo a una cabina intera. Quando ho ereditato, dal suo matrimonio, l’armadio di mia figlia, mi è parso di sognare, ma poi si è riempito in un baleno senza neanche la possibilità di fare il cambio di stagione. Butta via quello che non metti, portalo a Recuperandia che là distribuiscono per pochi soldi quello che non si utilizza più. Il fatto è che, se vado là, è più facile che comperi piuttosto che depositi. A volte faccio propositi: mi dico, prendi un piccolo spazio e comincia da lì.
4 Febbraio 2020
Ordine e disordine, su Voce del 30 gennaio
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