Mi limitavo ad amare te, la lettura

I FINALISTI DEL PREMIO STREGA

 

MI LIMITAVO AD AMARE TE di Rosella Postorino Feltrinelli 2023

Cosa facevo io mentre durava la Storia? Mi limitavo ad amare te” Izet Sarajli.

Questo romanzo è ambientato nel 1992, durante la guerra in Bosnia e l’assedio di Sarajevo. In un orfanotrofio funestato dallo squallore, dalla tristezza, dall’angoscia delle granate che scoppiano fuori, si consolida l’amicizia dei due fratelli Omar e Sen con Nada e Danilo. Quando la situazione diventa disperata e si decide di portare i ragazzini in Italia con un pullman, la vita dei quattro subirà molti cambiamenti, nonostante sia sempre segnata dalla disperazione per gli affetti che hanno perduto e per i sogni che non hanno avuto neppure la forza di nascere.

Omar, che ha visto per l’ultima volta la madre per strada, non lontano dall’ orfanotrofio, dove lei andava a trovarli ogni settimana, vivrà sempre nella certezza che lei sia ancora viva; Sen, che nella storia resta sempre un po’ sullo sfondo, cerca di consolare le lacrime e le paure del fratello più piccolo, ma vi è già in lui quasi la certezza che per loro non vi sarà mai nulla di buono; Nada dai grandi occhi azzurri e a cui manca un anulare, è una bambina disillusa: è orfana di entrambi i genitori, suo fratello maggiore Ivo rimarrà in Bosnia a combattere e lei non crede più alle promesse che le vengono fatte; Danilo è più grande e ha ancora i genitori, ma viene fatto da loro partire con il pullman nella speranza che almeno lui si salvi.

I quattro protagonisti crescono e, pur essendo uniti dalla disperazione, dalla rabbia e dalla rassegnazione che derivano dal loro passato, avranno esperienze molto diverse.

Non appena fu certo che il fratello della bambina senza anulare fosse giù per le scale, la raggiunse. La porta era aperta, non entrò. Immobile sulla soglia, in mutande, attese che lei si accorgesse di lui. Era seduta sul primo letto, aveva strappato i disegni, pezzi di carta tappezzavano il pavimento, sul quale erano sparpagliati anche abiti, matite, quaderni, un astuccio. Si sporse a testa in giù per raccoglierli e fu allora che la sua ombra la sfiorò.”

La storia, sia quando è ambientata nella primavera del 1992 fra le strade polverose e le macerie, sia quando si sposta in Italia, fra centri di accoglienza e famiglie affidatarie, è narrata con uno stile semplice e piano, con immagini di grande impatto scenografico e sentimentale. Forse è proprio questa carrellata di scenari ad effetto che fa percepire qualcosa di “costruito a tavolino”, di racconto atto a stupire, a commuovere, a far rabbrividire. Nonostante la brutalità di una guerra vera e dilaniante, si avverte nelle pagine qualcosa di artificiale, con le bombe e le tremule speranze e il futuro infranto piazzati al punto giusto per catturare il lettore. Dispiace anche il finale affrettato e poco convincente, quasi l’autrice cercasse in un modo o nell’altro, senza crederci interamente, una conclusione che rappacificasse tutti.