Slow horses, la lettura

SLOW HORSES di Mick Herron.                   Feltrinelli 2018

 

Questo, che ha come sottotitolo “Un covo di bastardi”, è il primo romanzo di una serie diventata famosissima soprattutto nel Regno Unito, grazie alla quale Mick Herron ha vinto per ben due volte il Dagger Award della Crime Writers’ Association, vendendo centinaia di migliaia di copie. 

Siamo in Gran Bretagna ai giorni nostri e la storia inizia in quella che viene chiamata La Casa della Palude: in questo edificio a più piani squallido, con l’intonaco grigio e giallastro e gli infissi fatiscenti vengono relegate tutte le spie che hanno commesso qualche errore e a causa di questo errore hanno perso per sempre la possibilità di fare carriera nell’ Intelligence. C’è chi dopo un inseguimento ha perso il suo obiettivo, chi non è riuscito a sventare un attentato islamico alla stazione, chi per la troppa pressione ha ceduto ad alcool e droghe, chi si è immischiato troppo in affari politici: tutti costoro, uomini e donne a cui una disattenzione e spesso un ordine troppo frettoloso o poco chiaro hanno distrutto la vita, passano le loro ore a svolgere lavori inutili, a ricopiare dati che nessuno utilizzerà, a stilare rapporti che nessuno leggerà. 

Chiamati “I Brocchi”, cioè Slow Horses, hanno un grande desiderio, che per alcuni di loro è una vera e propria ossessione, di tornare al loro vero lavoro, quello per cui sono stati addestrati per anni e che per anni hanno svolto, ma dalle alte sfere viene ribadito che è impossibile. Una mattina però compare in diretta sul web il video terribile di un ragazzo legato, con una tuta arancione e un cappuccio sulla testa che tiene fra le mani guantate e tremanti il quotidiano di quel giorno: uno dei suoi carcerieri dice che entro quarantotto ore taglieranno la testa al ragazzo in diretta. A questo punto “I Brocchi” decidono che si daranno da fare per risolvere questo caso interrompendo le inutili attività che riempiono da troppo tempo la loro vita.

“Le persone che lavorano lì non godono di grande considerazione, se il loro comfort  è tenuto in così poco conto. Sono persone che devono restare sedute e lavorare con un minimo di distrazione possibile. E poi uscire da una porta di servizio, senza farsi notare dai veicoli per la pulizia della strada o dalle donne con il cellulare all’orecchio.”

Questo romanzo non è solo una spy story, come potrebbe sembrare dalle vicende e dai personaggi, ma una storia ben congegnata sui costumi, i timori, la politica di questi tempi, il tutto narrato con grande ironia e notevole introspezione psicologica.