Il busto di Ramazzini rifiutato, Lettere

di Pierangela Baschieri

 

Sul periodico comunale CarpiCittà, alla pagina cultura, leggo l’annuncio di una mostra sulla cosiddetta “invenzione” di Bernardino Ramazzini (promosso così a nuovo Archimede pitagorico), allestita anche nel periodo natalizio. “Nei musei comunali si potrà ammirare per la prima volta un ritratto inedito dello scienziato…”. No, non è il solo ritratto, ce n’è un altro “inedito”. Si tratta di una grande scultura plasmata e fusa negli anni Sessanta da Gino Baschieri, mio padre. Gino Baschieri era scultore, professore di disegno, pittore, uomo di cultura e di fine arguzia, nato e vissuto operando per una vita, a Carpi, la sua città che amava e che ne conserva qualche testimonianza. Nella nostra Cattedrale, tra la seconda cappella della navata destra e quella maggiore, c’è un altare da lui scolpito, dedicato alla Madonna della Porta Mantova “Janua Coeli”. Questa Madonna stava un tempo sulla parete interna della porta cinquecentesca abbattuta durante il ventennio fascista. Suo è anche il bassorilievo un po’ consunto, ma ancora visibile, che riproduce la facciata esterna di Porta Mantova ed è attaccato sull’ultima colonna del portico di Corso Fanti. Sue sono molte tombe e cappelle funerarie del nostro cimitero, sue tutte le lapidi fregiate e incise a scalpello che vediamo nel cortile del Castello e sui palazzi del centro storico.

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