L’accorpamento? Purché non sia a scapito della vicinanza ai fedeli

A seguito dell’ultimo, purtroppo infelice, evento che ha riguardato la nostra Diocesi, vanno diffondendosi con sempre maggiore insistenza voci circa il suo possibile futuro “accorpamento” con quella di Modena. Voci, senza dubbio, però i poteri speciali concessi sin d’ora al nuovo Amministratore apostolico della nostra Diocesi (tra cui la facoltà di ordinare nuovi sacerdoti) e che vanno oltre quelli abitualmente concessi, per l’appunto, ad un semplice Amministratore apostolico in casi similari, inducono a dare loro un qualche fondamento. Accorpamento è un eufemismo, tuttavia: data l’evidente disparità in termini territoriali e numerici tra le due Diocesi, beninteso a tutto vantaggio di Modena, in realtà si tratterebbe nulla più che un vero e proprio “assorbimento” da parte di quest’ultima della nostra. Possibile, e triste, fine della veneranda Diocesi di Carpi, dunque. Diocesi de facto già esistente sin dai tempi di Alberto Pio, per effetto dell’autonomia da qualsiasi altra Diocesi limitrofa – dunque con diretta dipendenza dal Papa – che il nostro indimenticato Principe, nel 1515, seppe ottenere a beneficio dell’arciprete dell’Assunta. Diocesi istituita de facto però solo nel 1779, grazie anche ai buoni auspici di un Duca estense per altri versi poco interessato ai suoi domini, meno che meno a Carpi, ma più alla sua gloria ed ai suoi piaceri personali: Francesco III di Modena. Non sarebbe una sventura, ciò lo devo premettere. Ben altri e maggiori sono i problemi CARPI – Non è affatto detto che la Diocesi di Carpi venga accorpata con quella di Modena. Il processo, se mai ci sarà, sarà molto lento, ben meditato e potrebbe perfino tradursi nell’arrivo di un nuovo Vescovo. Molto, sembra di capire, dipenderà dal rapporto che l’amministratore apostolico, monsignor Erio Castellucci, presenterà prima della fine dell’anno alla Santa Sede. Questa l’indiscrezione circolato all’indomani dell’incontro dell’Arcivescovo di Modena con il clero della Diocesi carpigiana, avvenuto il 18 luglio scorso: incontro “franco e sereno”, lo definiscono fonti anonime. Dal che si dovrebbe desumere che i problemi siano stati rappresentati all’amministratore apostolico con molta schiettezza, con frequenti riferimenti alla necessità del dialogo e della sinodalità. I sacerdoti stranieri vengono descritti come in evidente imbarazzo, timorosi forse che possano essere messi in discussione gli accordi con le diocesi di provenienza, alla base del loro arrivo a Carpi. Intanto, “nave senza nocchiero in gran tempesta”, il settimanale diocesano Notizie, senza più la firma di don Ermanno Caccia, con il solo Direttore responsabile “remoto” Bruno Fasani e affidato al coordinamento editoriale di Maria Silvia Cabri, oscilla tra il resoconto delle tappe carpigiane dell’arcivescovo Castellucci e intere paginate di testimonianze commemorative ed elogative dell’episcopato di monsignor Francesco Cavina. che attanagliano la Chiesa, tanto a livello locale che universale (calo delle vocazioni, rarefazione dei fedeli, disinteresse e allontanamento dei giovani, crescita e diffusione sul territorio di altre confessioni religiose, alcune delle quali palesemente od occultamente ostili alla nostra, eccetera). Problemi di fronte ai quali, dispiace dirlo, la stessa Chiesa sembra incapace, al momento e sin dal suo vertice, di trovare soluzioni veramente efficaci e di portata generazionale, per non dire radicali. Soluzioni, in sostanza, che diano forza, speranza e ravvivino, insieme ad esse, il sentimento, quando non il vero e proprio orgoglio di appartenenza, di chi si sente ancora cattolico. Soluzioni, tuttavia, che, a parte tante buone intenzioni, indubbie dimostrazioni – talor ingenue e purtroppo politicizzate – di buona volontà e qualche sacrificio messo in atto da parte della dirigenza cattolica – ecclesiastica e laica, occorre dirlo…– sembrano più che altro voler aggirare i veri problemi fondanti della Chiesa cattolica odierna, anziché affrontarli di petto come si dovrebbe, con reale volontà di superamento degli stessi ed anche di ammodernamento della Chiesa medesima. 

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