Una lettera del dottor Giorgio Verrini, pensionato e volontario nella campagna di vaccinazione

La fiducia perduta

da Giorgio Verrini, medico in pensione, riceviamo e pubblichiamo:

 

«Si  legge che la confusione regna sovrana e intanto il paese si incattivisce, il tutto nei riguardi della campagna vaccinale caratterizzata dalle contraddittorie affermazioni di Ema, dal ruolo di BigPharma sugli approvvigionamenti e specialmente dalla altalena di indicazioni sull’uso di Vaxzevria (AstraZeneca), vaccino il cui solo nome mette paura. Da medico in pensione, volontario come tanti colleghi in un affollato centro vaccinale, ho toccato con mano che cosa si intenda per ”paese che si incattivisce”…e, aggiungo io, “anche in un breve lasso di tempo“.  Fino a pochi giorni fa “andare a vaccinare” era una esperienza positiva, che tirava su il morale e allargava il cuore vedere la felicità delle persone convocate a cui tu, vaccinatore, dischiudevi con un semplice gesto, la porta a un ritorno alla vita di relazione e di affetti preclusa da oltre un anno. Una punturina sulla spalla veramente utile per chi la riceve e per chi la fa».

«Ma da qualche giorno la musica è cambiata: iniettare il vaccino Astra Zeneca, viene percepito come sopruso o atto indebito nei confronti di “altri” diversamente vaccinati; come il tentativo di spacciare un farmaco “di serie B” o “da poveretti”, come spesso si sente dire, e che “...di sicuro a tua madre non lo faresti”. E ancora  “...se mi capita qualcosa, guarda che so dove abiti”. Anche se, numeri alla mano, il vaccino Astra Zeneca si è dimostrato efficace e affidabile (vedi Inghilterra), ormai la frittata è fatta. Dunque il medico da angelo salvatore diventa un figuro non affidabile, per di più responsabile di tutta l’angoscia, destinata a durare per molti giorni a venire, che quella punturina sulla spalla ha provocato. La fiducia persa, in tutti gli ambiti, è un ostacolo enorme al raggiungimento di obiettivi preposti, e in questo caso la colpa è solo della balbettante comunicazione. Lo dico io, come “piccolo soldato” in prima linea: così la guerra si perde».