Da Giorgio Verrini, rappresentante carpigiano di Azione, riceviamo e pubblichiamo:
«Ho letto su l'Espresso l’articolo commemorativo dei quattro anni dal crollo del Ponte Morandi a Genova in cui morirono 43 persone. Il ponte nuovo è stato ricostruito ma il comitato delle vittime che si è costituito parte civile nel processo contro i 59 imputati parla della “più grande vergogna mai vista in Italia” e con questo si riferisce allo stato attuale delle indagini e alla lentezza delle procedure giudiziarie: in particolare si riferisce al come la Società Autostarde per l’Italia ( ASPI) della famiglia Benetton sia uscita dal processo, patteggiando con la Corte un risarcimento di 30 milioni di euro che corrisponde allo 0.37 per cemto di quanto incassato (8,17 miliardi di Euro) dalla Cassa Depositi e Prestiti che è subentrata ad ASPI nel businnes delle concessioni e gestioni Autostradali. La vergogna è grande anche per il fatto che numerosi dirigenti dell’ASPI ancora in attesa di giudizio si sono riciclati come top manager di società specializzate in costruzioni e gestione di progetti complessi cioè ponti e viadotti, quegli stessi ponti e viadotti che non controllati a dovere sono crollati numerosi negli ultimi dieci anni (e nell’articolo se ne fa una sommaria cronologia). I processi vari sono in itinere, insabbiati in perizie tecniche, prescrizioni e spesso sono stati archiviati».
«Tutto quanto sopra mi ha fatto pensare che le grandi ingiustizie sono il vero veleno del vivere civile con conseguente sfiducia nelle istituzioni e più in generale della Politica: chi ha voglia di votare per un sistema “gommoso” dove tutto si tiene? Dove ci si autocelebra come “Patria del Diritto” e invece vige la legge del più forte, le donne vengono uccise e la Magistratura appare divisa in lobbies politiche che ne compromettono il funzionamento? Ho scoperto l’acqua calda? No. Ho scoperto che le difficoltà economiche ci sono e sono divisive ma si possono attenuare e sopportare, così come si può tollerare un Sistema Sanitario che non funziona come auspicato, ma che con gli opportuni investimenti tornerà a regime, e che il Governo in questi anni ha dimostrato inconsistenza programmatica e gestionale, ma uomini onesti e competenti potranno fare la differenza: non sono questi motivi sufficienti per giustificare l’astensionismo e il disinteresse per la politica, anzi. Chi non va a votare è quel cittadino che sente di non essere tutelato dal sistema giudiziario: quelli che devono aspettare anni per un risarcimento in sede civile, che forse non vedranno mai la fine di un processo penale, i parenti delle vittime, chi è in attesa di giudizio e le donne che, inascoltate, denunciano violenze e i tanti che non hanno più fiducia della Magistratura. Tutto questo provoca stanchezza, sfiducia che ci possa essere rimedio, che ai soprusi generati da questo sistema non ci sia via di uscita e da qui la diserzione dalla cabina elettorale. La mia convinzione quindi è che sia importante mettere al centro dei programmi elettorali la “questione giustizia” come leva elettorale e antidoto alla “non politica” e all’abbandono dalla cittadinanza attiva».
Giorgio Verrini