Le elezioni e le ragioni dello sciopero della Sanità: una lettera di Giorgio Verrini

Da Giorgio Verrini, medico del Ramazzizni a riposo ed esponente di Azione, riceviamo e pubblichiamo.

«Periodo di elezioni, di promesse e anche di scioperi annunciati dai Medici del Servizio sanitario nazionale. Perché mai questa agitazione quando nei numerosi enunciati del Governo uscente (Dm 70 e Dm 71) i programmi di un nuovo modo di gestire il Ssn , indicano un grande interesse per la situazione delle cure primarie (l'insieme dei servizi sanitari erogati dai medici di medicina generale e pediatri), per i comparti emergenza urgenza, per l'ammodernamento tecnologico e delle strutture ospedaliere?  

«Non è facile prendere posizione e dare un giudizio su un tema complesso come quello dell’efficientamento del Ssn dove tre aspetti son sempre chiamati in causa: la riduzione delle risorse umane (mancano 42 mila dipendenti tra medici e infermieri), la riduzione dei fondi dedicati alle riforme promesse (meno 37 miliardi), e il depotenziamento  del sistema ospedaliero che negli ultimi 10 anni ha perso 25 mila posti letto (con collasso dei Ps e lunghe liste di attesa per ricoveri e visite specialistiche). A costo di diventare noiosi, conviene rimarcare come  il personale nella organizzazione sanitaria sia lo snodo fondamentale per il successo o meno in termini di salute collettiva: la disponibilità di un numero di professionisti qualitativamente e quantitativamente adeguato garantisce in larga parte il successo dei Dm 70 e Dm 71. Negli ultimi vent'anni, decisioni miopi sulla programmazione formativa (numero chiuso per accedere alla Facoltà di Medicina e Chirurgia e numero chiuso per la Specialistica) e una generale scarsa attrattività del settore pubblico (fondamentalmente retributiva) hanno portato alla attuale drammatica carenza di personale medico e paramedico che di fatto impedisce la gestione dei servizi ospedalieri (Dm 70) e Territoriali (Dm71): tra i primi sono molto in sofferenza i Dipartimenti di Anestesia, Emergenza (PS e 118), Psichiatria e Ortopedia; tra i secondi la mancanza di Medici di Medicina generale e l’impossibilità di far funzionare le Case di Comunità.

«Fatta questa doverosa premessa sullo stato di fatto del Ssn e dei suoi problemi risulta più facile capire il perché dello stato di agitazione promosso da molti sindacati del comparto Sanità: i medici dicono basta a misure “tampone” come la esternalizzazione dei servizi medici nei comparti Emergenza Urgenza, Ostetricia e nei Poliambulatori  ella Specialistica. Il rischio, dicono i Sindacati, è che queste misure emergenziali diventino strutturali: non si risolvono i problemi e si creano situazioni di grande disparità economica nei confronti del personale strutturato. Inoltre pur ammettendo che il personale “appaltato” sia competente e preparato, non  si inserisce nella rete organizzativa di un Reparto proprio per la peculiare occasionalità delle sue prestazioni. Altro punto è l’utilizzo di personale “in formazione” cioè specializzandi del primo e secondo anno da utilizzarsi nei reparti in sofferenza: i Sindacati pretendono un contratto di lavoro con tutele assicurative, retributive e formali simile a quello dei dirigenti medici strutturati e l’attuazione del Dl 24/Calabria che prevede l’assunzione gia al Terzo anno di specializzazione e la sua proroga agli anni successivi. I medici non ne possono più e, o scappano dalla Sanità pubblica verso il privato, o pretendono che la politica nel momento in cui chiede il voto dei cittadini faccia la propria parte e si assuma le responsabltà di "mettere a terra” i programmi e le proposte per rimettere in careggiata il Ssn».