Non tutti sanno che: 1 - Non si risolvono con appalti tappabuco le carenze di personale nella Sanità

di Giorgio Verrini* 

La nostra Regione si vanta di livelli di sanità pubblica importanti e di aver fatto scelte lungimiranti investendo su strutture e professionisti e che per questo coordina la Commissione Salute della Conferenza delle Regioni. Eppure è notizia di questi giorni che alcuni asset medico-chirurgici sono stati appaltati a ditte esterne, in spregio agli accordi sindacali e con un esborso di oltre 500 mila euro. E’infatti successo che a Modena è stato pubblicato un avviso per la fornitura temporanea (cinque mesi rinnovabili) di servizi ospedalieri di Ostetricia e Ginecologia dell’Area Nord della Azienda Usl e in particolare Mirandola. Per decisione politica il punto nascita di Mirandola deve rimanere aperto nonostante si constati una media di un parto al giorno. In questi tempi circa cinque dottoresse sono a casa in maternità e questa forse è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso tanto che le Ausl di Modena e Reggio hanno deciso di emettere avvisi per medici e infermieri in appalto. Ma questa misura  emergenziale è utilizzata anche in altri Reparti.

 

Era già successo a Ferrara qualche mese fa: l’Azienda Usl era ricorsa alla esternalizzazione di servizi del distretto emergenza-urgenza, ma come aveva allora dichiarato l’Assessore regionale in accordo con tutte le sigle sindacali della dirigenza medica e sanitaria, doveva essere un unicum irripetibile. Tappare buchi, investendo soldi pubblici, è la via più breve scelta dalla Regione: non si risolvono i problemi e si creano situazioni di grande disparità economica nei confronti dei medici e infermieri ospedalieri, sapendo che gli esterni vengono inseriti nei dipartimenti ospedalieri per prestare le stesse delicate mansioni che svolgono i medici e infermieri dipendenti, ma con retribuzioni molto più generose. Ammettendo che il personale “appaltato” sia competente e preparato, non sarà facile inserirlo nella rete organizzativa di un reparto proprio per la peculiare occasionalità della sua prestazione.

Lo sconcerto per queste scelte spot della sanità pubblica, molto onerose e che non risolvono i problemi di fondo, sono ancora meno comprensibili se si pensa che la Ausl ha dilazionato le assunzioni indispensabili di tutte le professioni, e non solo quelle mediche, per l’esigenza di far quadrare i conti. Questa la descrizione dei fatti e dell’attuale stallo politico dei nostri amministratori  regionali che faticano non poco a mantenere i promessi standard di  efficienza assistenziale, complice la penuria di personale (a sua volta causata da scelte miopi degli anni scorsi, denunciate da tutti gli attori del mondo sanitario senza orecchie che volessero sentire), l’invecchiamento della popolazione, la fuga di tanti specialisti dagli Ospedali pubblici verso le strutture private (chiediamoci il perché) e la vetustà di tante strutture sanitarie spesso piccole e mal collegate con gli Hub di riferimento. Per ripartire occorre uscire dall'idea che con un ulteriore impegno economico (ancora?) la struttura sanitaria inceppata si rimetta in moto. Io credo che sia necessario un nuovo modello organizzativo, meno ideologico, meno attento agli aspetti corporativi e molto incline a imparare dalla evidenza dei fatti.

* Medico del Ramazzini a riposo, delegato di Azione per la Sanità