Nuovo ospedale ed elezioni secondo Giorgio Verrini

da Giorgio Verrini, medico del Rmazzini a riposo ed esponente di Azione, riceviamo e pubblichiamo

«Si parte dal constatare che il Ramazzini compie cento anni. Nato come sanatorio anti Tbc si è allargato e trasformato per fasi successive. Nel 2011 il Pal (Piano attuativo locale) rivoluziona, almeno nelle intenzioni, la sanità provinciale individuando tre macroaree: Modena Centro con Policlinico e Nuovo Ospedale Estense (Baggiovara), Modena Sud con gli Ospedali di Sassuolo e Pavullo e Modena Nord con gli Ospedali di Carpi e Mirandola.  Il Pal, anche detto “libro dei sogni” per la sua irrealizzabilità, doveva durare tre anni; invece la struttura modenocentrica è rimasta e anzi potenziata dalla fusione amministrativa e funzionale del Policlinico (Università) e Baggiovara (Usl) avvenuta nel 2020, dando origine all'Auo, Azienda universitaria ospedaliera di Modena. Il terremoto del 2012 ha fortemente danneggiato l’Ospedale di Carpi e ancor di più quello di Mirandola e nonostante i pesanti investimenti le strutture non sono più adeguate alle moderne esigenze di diagnosi e cura. La Regione ha stanziato quindi oltre ottanta milioni di euro per la costruzione di un nuovo ospedale a Carpi che coprisse però anche le esigenze della Bassa ed in particolare di Mirandola dove sono invece previsti limitati interventi di ammodernamento. Questo in estrema sintesi quanto avvenuto fino ad ora.

I quesiti sono tanti.

1) Quale tipologia di ospedale per i prossimi 40 o 50 anni in considerazione dell'anzianità della popolazione e dei pesanti investimenti nelle cosiddette Case della Salute o comunque le si voglia chiamare che dovrebbero “alleggerire” il carico di lavoro dell’ospedale stesso? In pratica: i letti di degenza previsti sono adeguati alle nuove dimensioni? Quali reparti disporre, considerando la vicinanza con Modena e la straordinaria potenza di diagnosi e cura dell'Auo?

2) Che fare del vecchio Ramazzini?

3) La Bassa lamenta estrema difficoltà di collegamenti viari tra Carpi e Modena: perché dunque investire così tanto e così lontano da tutto? Ricordo che a lungo si è vagheggiato sulla possibile realizzazione di un Ospedale bigemino tra Carpi e Mirandola (fece un progetto anche il Politecnico di Milano) ma non se ne fece niente proprio perché il problema erano e sono i collegamenti viari.

4) I fondi stanziati, alla luce della nuova situazione economica forse non saranno disponibili e certamente non sufficienti. Inoltre i tempi di realizzazione di un nuovo nosocomio (sempre promesso alla vigilia di ogni tornata elettorale) sono di circa dieci anni. E intanto  che investimenti fare nel “vecchio” ?

5) Il parternariato pubblico/privato è gia una realtà che non deve essere demonizzata ma anzi regolarizzata e vista come possibile soluzione ai contingenti problemi di diagnosi e cura. La esternalizzazione dei servizi sanitari a strutture private accreditate è una variabile che entra in gioco quando si deve programmare una costosa struttura ospedaliera. Sono scelte non facili che devono avere il cannocchiale lungo, la capacità di un pensiero ”laterale” e una Politica con la P maiuscola».

Giorgio Verrini