Tutti dentro la ''bolla rendering'': una lettera di Saverio Catellani

Da Saverio Catelliani riceviamo e pubblichiamo:

«Confesso che amo i rendering, termine che, nella computer grafica, sta a significare la conversione del profilo di un’immagine bidimensionale in una dall’aspetto realistico e tridimensionale, grazie al calcolo della prospettiva e all’aggiunta di colori, luci e ombreggiature. La nostra Amministrazione ce ne ha proposti tanti negli ultimi anni. Vado a memoria: il nuovo corso Roma, la nuova via Roosevelt, la nuova striscia verde di via Carducci, il nuovo parco della Cappuccina, il nuovo polo universitario… Sono progetti di riqualificazione urbana che, personalmente, ho molto apprezzato e mi posizionano ad anni luce di distanza dalle lagnanze conservatrici e provinciali dei commentatori social. Tuttavia mi pare che la situazione sia un po’ sfuggita di mano. Tutta questa “realtà aumentata” ci fa vivere in una sorta di “bolla rendering”, dove il disegno, l’annuncio in pompa magna del progetto, conta più della sua effettiva realizzazione e ci illude che per realizzare le opere basti la magia del pc invece di una lunga trafila burocratica di permessi, contratti, appalti e ricorsi». (segue)

«Ricordo rendering affascinanti di qualche anno fa che sono stati accantonati o che sono finiti nel limbo delle opere sospese e incompiute: la nuova sede comunale, la copertura del cortile della scuola primaria Fanti, il passaggio ciclopedonale sulla tangenziale all’altezza del Burger King, il campetto multisport nel parco delle Rimembranze… ma anche la tribuna del campo da rugby che, benché eretta da mesi, inspiegabilmente non è ancora agibile. Alla fine, se mi guardo intorno senza il filtro illusorio del rendering, l’unico scatto urbanistico che vedo sul versante pubblico è quello relativo alle piste ciclabili. Un po’ poco per chi si era illuso che tra un disegno tridimensionale e la realtà ci fosse da attendere soltanto un ragionevole lasso di tempo».

Saverio Catellani - Carpi