Da Saverio Catelliani riceviamo e pubblichiamo:
«Confesso che amo i rendering, termine che, nella computer grafica, sta a significare la conversione del profilo di un’immagine bidimensionale in una dall’aspetto realistico e tridimensionale, grazie al calcolo della prospettiva e all’aggiunta di colori, luci e ombreggiature. La nostra Amministrazione ce ne ha proposti tanti negli ultimi anni. Vado a memoria: il nuovo corso Roma, la nuova via Roosevelt, la nuova striscia verde di via Carducci, il nuovo parco della Cappuccina, il nuovo polo universitario… Sono progetti di riqualificazione urbana che, personalmente, ho molto apprezzato e mi posizionano ad anni luce di distanza dalle lagnanze conservatrici e provinciali dei commentatori social. Tuttavia mi pare che la situazione sia un po’ sfuggita di mano. Tutta questa “realtà aumentata” ci fa vivere in una sorta di “bolla rendering”, dove il disegno, l’annuncio in pompa magna del progetto, conta più della sua effettiva realizzazione e ci illude che per realizzare le opere basti la magia del pc invece di una lunga trafila burocratica di permessi, contratti, appalti e ricorsi». (segue)