Il lavoro etico, una necessità non più rimandabile, Pensiero libero del 28 novembre

È uscito in questi giorni un bellissimo libro del teologo-filosofo Vito Mancuso, che mi ha molto colpito e che invito a leggere. Si intitola “La forza di Essere Migliori”. Cito qua e là: “La qualità della nostra vita interiore il valore di ciò che siamo dipendono da noi e illuminano il nostro destino”. E ancora: “Viviamo secondo un modello di sviluppo che adora gli oggetti, non la lettera, la cultura, la partecipazione sociale e politica. Consumiamo, inquiniamo, ma così devastiamo noi stessi e il nostro pianeta. Essere migliori è diventato quindi un’urgenza, e il lavoro etico e spirituale una necessità non rimandabile. Ma come far nascere in noi, il desiderio di praticare il bene? Dove trovare una motivazione che sappia liberarci dalle catene dell’effimero, una forza motrice che dia impulso al nostro costante bisogno di guarigione e al nostro infinito desiderio di bellezza?”. E poi una ulteriore, grande considerazione: “...perchè solo colui che non cerca più di vincere e di prevalere, ma recupera il senso profondo dell’essere forte, saggio e temperante, può infine essere giusto e fiorire in armonia con il mondo”. Senza dubbio, un bel programma e un percorso affascinante per l’uomo d’oggi che vive nel quotidiano tutta la fatica e la bellezza della propria esistenza. Il mio pensiero va subito alla preghiera, come rapporto e dialogo interiore con Dio. Ma che cosa può essere questo rivolgersi a Lui? Dire preghiere pensate e formulate da altri, magari in continua ripetizione al punto che il pensiero va per conto suo? Forse è necessario chiarire in primo luogo che la preghiera (come la liturgia) è un mezzo, non un fine. Si può dire che è un mezzo necessario, ma non può assurgere alla dignità e al valore di fine in se stesso. Forse si può dire che pregare significa porsi alla presenza di Dio per capire qual è la sua volontà (“Cercate di discernere quale è la volontà del Signore” Ef. 5/17) nei confronti della nostra realtà personale nei vari e diversi momenti della vita. Un Dio, quindi a cui affidarsi che ha scelto la terra e il mondo come luogo in cui incarnarsi (il Natale...) e condividere fino in fondo la natura, la vita e la storia umana. Un Dio che si fa anche storia con noi, una storia che va perciò affrontata con serietà, poiché il regno di Dio è piantato in questa storia nella quale si gioca dunque anche il Regno. Una storia carica di responsabilità per l’uomo credente chiamato da Dio a partecipare al complessivo disegno di salvezza del mondo Non stanno forse dentro questa realtà l’amore di Dio e la sua gloria?

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