Mercati in bilico: rischio stagflazione?

Il 2021 è stato l’anno della ripartenza economica, intesa per ora come ripresa dei dati macroeconomici dal precedente collasso pandemico del 2020. Seppur considerata sostanziale, va precisato che resta ancora ben al di sotto dello status pre-pandemia, motivo per cui il percorso di vera crescita è ancora lungo, soprattutto in Europa. L’altro aspetto rilevante di quest’anno è stata la definitiva fine della lunga fase di deflazione (prezzi in calo o stagnanti) verso la nuova fase di reflazione ovvero del rialzo dei prezzi di quasi tutte le materie prime. L’aspetto tuttavia più sorprendente è stato il violento rimbalzo dei prezzi post pandemia e la sua persistente crescita quasi senza sosta e tale da far recuperare all’indice CRB (insieme delle materie prime mondiali) il livello del 2015. Cosa accadrà in futuro? Probabilmente bisognerà abituarsi nei prossimi anni a prezzi generalizzati dei beni e servizi in costante e graduale aumento, fatto salvo il verificarsi di un evento talmente grave tale da fermare questo processo. Che cosa ha provocato questo scenario? Principalmente è stato causato da tre fattori: 1) la ripresa della domanda globale di beni e servizi; 2) i colli di bottiglia per eccesso di domanda sull’offerta che hanno reso diversi prodotti scarsi e poco reperibili; 3) il rialzo corposo del costo di shipping (container e trasporto via mare).

 

Tuttavia, le banche centrali, come la Fed e la Bce, continuano a ribadire che il rialzo dei prezzi, e quindi dell’inflazione, sarà un fenomeno temporaneo e destinato a rientrare nei prossimi due anni. La realtà dei fatti pare di tutt’altro avviso dal momento che per i prodotti e servizi il cui listino prezzi è stato già rivisto al rialzo è molto probabile che resterà tale anche in futuro e che sarà quindi poco probabile assistere poi a un ritocco al ribasso. I prezzi potrebbero magari stabilizzarsi, ma a conti fatti il rialzo avvenuto è ormai certo e resterà tale nel tempo rendendo questo “balzo inflattivo” davvero strutturale e quindi permanente. Di particolare importanza poi resta anche il continuo sostegno monetario delle stesse banche centrali, ben consapevoli che un rialzo rapido e consistente dei tassi d’interesse, mai così bassi nella storia finanziaria, potrebbe innescare un collasso dei prezzi dei bond e un ipotetico rischio di default degli Stati per l’enorme debito accumulato nell’ultimo decennio. E' il motivo per cui, se da un lato, saranno costrette a un certo punto ad alzare i tassi d’interesse, dall’altro lato è probabile che lo faranno in modo graduale e comunque entro un limite massimo stimabile tra il due e il tre per cento. Purtroppo però questa “droga monetaria” che viene continuamente fornita ai mercati finanziari comincia a piacere sempre meno e le valutazioni finanziarie di diverse aziende hanno dei valori ritenuti molto poco convenienti mentre i loro prezzi stanno diventando sempre più suscettibili di variazioni alle notizie negative, indotte magari da un eventuale peggioramento economico per la variante Omicron. Fra le altre preoccupazioni incombe inoltre sul nuovo anno anche il rischio della stagflazione che rappresenta il peggior scenario macroeconomico sia per gli investitori che per i consumatori. Sua caratteristica è infatti il rallentamento economico unito al continuo rialzo delle materie prime, un mix davvero micidiale per le economie e che speriamo non possa avverarsi. Sotto questo aspetto preoccupa il fatto che alcuni investitori si sono posizionati sul mercato delle opzioni euro-dollaro in modo da far pensare a un ribasso marcato del tasso Libor americano entro la scadenza di marzo 2022. Il che, tradotto in soldoni, significa che si aspettano un evento che andrà a peggiorare in modo significativo il trend di crescita dell’economia americana e di conseguenza anche di quella mondiale. Sebbene vada precisato che nessuno potrà mai azzardare delle previsioni sia in economia che sui mercati finanziari, è cosa positiva cominciare a pensare che “qualcosa non possa tornare” e che anche il continuo sostegno finanziario delle banche centrali annunciato con gli ultimi incontri possa suonare magari come campanello d’allarme, per cui un evento importante potrebbe colpire più duramente ogni tipo di investimento finanziario più sensibile ai cambiamenti di mercato. E’ buona cosa ricordarsi  che nulla cresce per sempre e che un guadagno diventa reale solo quando lo si è davvero incassato, perché  non basta vederlo solo contabilizzato. Infine, vale sempre la regola che sui mercati non suona mai la campanella quando è giunta l’ora di uscire, per cui un investitore ben informato è anche fortunato. In bocca al lupo a tutti i cari lettori per un meraviglioso anno nuovo e tanti auguri di Buon Natale.