Si può essere identitari, cultori delle tradizioni e della propria comunità, senza per questo diventare respingenti e aggressivi verso chi arriva da fuori. E’ l’insegnamento che proviene dal voto in Baviera e dall’ascesa di Katharina Schulze che ha fermato l’ondata sovranista capace solo di erigere muri e alimentare paure. Ora, senza ricadere nel consueto vizio della sinistra nostrana, sempre pronta ad adottare come modello il leader progressista straniero di turno, non avendone di propri, vale la pena cogliere questo aspetto della vittoria dei Verdi tedeschi. La sovranazionalità, la delega eccessiva ad autorità transnazionali fino agli entusiasmi neoliberisti per la globalizzazione sono diventati, insieme, uno dei connotati principali del fronte riformista e una delle ragioni delle sue ripetute sconfitte a opera di un “popolo” impaurito e senza riferimenti. I confini, le comunità, i territori hanno una propria distinta fisionomia e l’Europa dovrebbe somigliare a un insieme di “anelli orizzontali”, piuttosto che a un’unica “piramide verticale” (Jan Zielonka). La resistenza al presunto “cambiamento” può incominciare da qui.
17 Ottobre 2018
Confini Metacarpi 18 ottobre
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