Kappa Metacarpi del 1 novembre 2018

In anni molto politici, i Settanta, la kappa acuminata  del dramma teatrale “La kugnisioun  d’Edo” (ma anche dei versi di “Oh, Kerp”,  “Skarpoun” e altri) opera del poeta dialettale Loris  Guerzoni irruppe a scompaginare le rotonde architetture  del dialetto di città. Quel racconto ambientato  al tempo della guerra di liberazione, fra le durezze di  una vita contadina fatta di sangue e amori, crudezze e  facezie, sole e gelo, fuoco e pietra, affidato alla recitazione  della compagnia del Granisel, si contrappose alle  commedie brillanti di interno borghese nel repertorio  di un’altra compagine dialettale: la Vintarola. Due  lingue, due compagnie dialettali per dire di due città  culturalmente e ideologicamente contrapposte. Oggi,  mentre il dialetto dolce della città moderata si sdilinquisce  tutt’al più nel Poetar Padano, quello duro e con  la kappa della campagna sovversiva e del suo grande  cantore prova a rientrare in scena. Quarant’anni fa  poteva essere una metafora politica. Ora suona tutto  come ricomposto in una Carpi invecchiata e nostalgica,  dentro un’Italia che non esiste più. 

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