Bollicine, Metacarpi del 20 febbraio

Piccolo segno di discontinuità. Ricalcando le “Bollicine” del grande Vasco, verrebbe da definirlo così il piano da 9 milioni (5 dei quali chiesti alla Regione) per risanare in modo innovativo il “biscione” di via Unione Sovietica. Discontinuità – per non dire rottura –, perché segnala uno spostamento delle risorse pubbliche per l’edilizia sociale: dall’assurda posizione dell’ex Consorzio Agrario, dove pensava di investirle il precedente Assessore all’Urbanistica con il rischio di confinare alloggi popolari in un non luogo, al più logico recupero di un complesso edilizio in degrado che penalizza un intero quartiere, come ha invece pensato di fare il suo successore. Da una decennale urbanistica senza immaginazione, diretta a intervenire solo su proprietà pubbliche (tale sarebbe diventato l’ex Consorzio) fuori da ogni strategia, secondo opportunità contingenti e senza disturbare nessuno, a una politica che si confronta con interlocutori privati e interviene dove c’è bisogno, entrando nella carne viva del tessuto urbano. È sempre stato così: quando salta il tappo sgorgano le bollicine.

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