Gesti, rubrica Metacarpi su Voce digitale del 3 febbraio

Chi ci ricorda, Giorgia Meloni?  L’abbiamo già vista quella sicurezza  di sé esibita nel parlare in pubblico, le  frasi scandite e semplici, quel girare  il volto e il busto quasi a scatti, verso  destra e sinistra, la spalla opposta al  movimento lievemente abbassata,  senza mai guardare un foglio, le  mani appoggiate al leggio o congiunte  davanti a sé, i palmi rivolti all’interno  a segnalare l’ovvietà, o puntate  a indicare un concetto preciso, o mosse a 180 gradi per connotare una  vastità di temi e invocare coralità...  Ma sì, come non averci pensato prima?  È lui, è Gianfranco Fini, stessa  mimica, stessa gestualità, stessa  tecnica assertiva, stessa capacità di  catturare l’attenzione. Era al cinema Corso, a Carpi, gremito, in un imprecisato  anno forse dei Novanta (non ce  n’è traccia nella memorialistica) e in  un imprecisato ruolo. In ogni caso, con il linguaggio del corpo che negli  anni di convivenza nel Fronte della  Gioventù l’allieva ha introiettato,  respirato, assimilato dal maestro. Li  si direbbe perfettamente sovrapponibili,  se non fosse per i cognati.