Inglesi, in Metacarpi Voce settimanale del 26 marzo

Dal “Dio stramaledica gli Inglesi” di Mario Appelius, voce del regime, alla “perfida Albione” che Mussolini riprese nel 1936 dal marchese di Ximenes, le invettive partite dagli italici lidi verso le bianche scogliere di Dover si sono sempre sprecate. Per qualche oggettivo vizietto dei sudditi di Sua Maestà, certo. Ma soprattutto per i nostri atavici complessi di inferiorità, incluso quello dei nostri nonni che mangiavano una volta al giorno, e per lo più polenta, e i rivali cinque. Il fatto è che quando gli eventi stringono loro, i perfidi d’Oltremanica, scattano come un sol uomo, governo e oppositori uniti in nome dell’interesse generale, dormendo insieme nelle gallerie del metrò sotto le bombe naziste o usando le chiese come centri vaccinali in tempi pandemici. Noi no: noi scavalchiamo le file, mettiamo bandierine, polemizziamo sull’inefficienza altrui, esibiamo ministri della Repubblica intervistati con il distintivo del partito all’occhiello (Garavaglia, Lega, Tg2 del 24 marzo). Quanto a rivalità con gli Inglesi, siamo sempre agli anni Trenta. E continuano a vincere loro.