Non si vuole qui dibattere se le recenti nomine effettuate dal CdA di Aimag vadano nella direzione di un assorbimento della società in Hera, come temuto dai Comuni del Nord, o di un rafforzamento del suo management, come invece ritiene l’attuale governance. Quello che colpisce, piuttosto, è il tono di certe reazioni, dalla Bassa appunto, che lasciano trasparire il senso offeso della lesione di un possesso esclusivo. Se si può riconoscere una determinazione da parte del Sindaco di Carpi tacciata di arroganza dall’altra parte, è anche vero che qui si parla di un’azienda, dove contano le azioni e i numeri che le permettono di prendere decisioni. Che poi appaiano azioni di forza, piuttosto che frutto di relazioni concordate, è questione di buona volontà e di compromessi. Ma considerare Carpi un invasore che vìola tradizioni, storie, appartenenze e campanili, quasi Aimag fosse Al Barnardon, ecco, questo, parlando di un’azienda alle prese con i grandi problemi dell’energia e dell’ambiente, appare una pessima premessa per le trattative.
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