Al debutto di un terzo decennio del Duemila gravido di anniversari (75 anni dal 25 aprile 1945, la Liberazione; un secolo dal 3 dicembre 1920, la fondazione del Fascio di Carpi) l’Emilia del dopo voto presenta uno scenario insolito. Le due date di cui sopra simboleggiano l’opposizione tra campagne “rosse” incattivite dalla disperazione bracciantile e mezzadrile e città “nere” arroccate in difesa dei privilegi della borghesia proprietaria, delle professioni e delle aristocrazie operaie. Oggi le parti si sono invertite, con parte delle città allineate sulla via Emilia arroccate intorno alle loro amministrazioni di centro sinistra, assediate da una montagna e da una campagna bassaiola pencolanti verso destra. Se per la fascia appenninica non è una novità (il moto di Ciro Menotti fu spento dai ducalini del Frignano), bisogna avergliela fatta grossa, alla Bassa, patria di Gregorio Agnini e culla del socialismo, perché si consegnasse a una Lega non priva di qualche connotato reazionario. Passata l’euforia dei festeggiamenti, il lavoro del rieletto Bonaccini potrebbe proprio incominciare da qui.
29 Gennaio 2020
Inversioni, Metacarpi del 30 gennaio
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