Lame, in Metacarpi del 9 gennaio

Il Sindaco ha definito un modo di agire che non appartiene alla nostra cultura il balenar di lame che per poco non spediva all’altro mondo un sedicenne di origine maghrebina nativo di Carpi. E sui social si sono subito moltiplicati i commenti di quanti, oggi non più giovanissimi, hanno vivido il ricordo delle battaglie tra bande di qualche decennio fa: teste rotte, sassate, fionde, catene, occhi neri. Mai accoltellamenti, insomma, proprio no, sembrano dire: quelli sono di un altro ambiente, di altri costumi. Ma il mezzo, mai come in questo caso, è il messaggio. Per dire che altri fattori sono entrati nella “nostra cultura” e che occorre fare i conti con tensioni e comportamenti che nulla hanno a che spartire con il disagio di tanti, bamboleggianti adolescenti coccolati e viziati di casa nostra. Se si dà per scontata la necessità dell’integrazione, vi rientra anche il prendere le misure a un modo di esser giovani dove alligna una violenza alimentata da frustrazione sociale e rabbia da esclusione. Che non sono di un altro mondo, ma ormai stabilmente installate dentro il nostro.

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