Lupi, rubrica Metacarpi su Voce digitale del 12 maggio

Chi è stato bambino un sessanta/settanta anni fa ricorderà lo spauracchio sempre evocato dalle nonne, quando scappava qualche capriccio o si disdegnava la minestrina: “Attento, che viene il lupo”. La presenza del quadrupede nella memoria collettiva degli abitanti della pianura, ben distanti dalle plaghe naturali dell’Appennino da lui abitualmente frequentate, è sempre stata un mistero. Eppure ha resistito, sormontando i secoli e imprimendosi nell’immaginario per essere trasmesso di generazione in generazione, con il suo significato terrifico simboleggiato da Cappuccetto Rosso. Almeno fino a qualche generazione fa. Ora i lupi, stando alle cronache, sono riapparsi in quel di San Marino: occhi fosforescenti nella notte, a suggerire  un’inattesa irruzione del selvatico nelle nostre vite ordinate, scaffalate e digitalizzate. Eppure, quella traccia che ha scavalcato i tempi dovrebbe suggerirci un’atavica familiarità con l’animale, una sua presenza nel territorio durata a lungo. Non sorprendiamoci, dunque, più di tanto: i lupi da qui non se ne sono mai andati.