Obbedendo a un intento legato alla politica dell'oggi – porre Fratelli d'Italia davanti alla scelta antifascista in tutti i Consigli comunali – la direttiva di cancellare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, imposta ai Comuni nel 1924, non poteva risparmiare Carpi che ne discuterà quanto prima. E come c'era da aspettarsi, sui social è partito il coro: e allora via Lenin? e allora via Unione Sovietica? (per fortuna non si è ancora arrivati a via Marx). Accade sempre così, quando si vuol fare politica con la Storia: che non si finisce più. Servirebbe dunque rifletterci su una volta per tutte: la cittadinanza a Mussolini sta nella Storia dei Comuni italiani, Carpi compresa, quale segno della fascistizzazione dell'intero Paese, come ci stanno Lenin e l'Unione Sovietica. E non per quello che furono, ma per quello che rappresentarono – l'uno come segno autoritario gli altri come mito, speranza di riscatto e simbolo della sconfitta del nazismo – nell'immaginario di generazioni di Carpigiani. Sono la grande Storia calata nella nostra piccola storia: e non si cancella.
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