Presente, rubrica Metacarpi su Voce digitale del 21 aprile

E' inutile negarlo: l'immagine in cui si vedono gli alunni adolescenti di una scuola che si riprendono per dei selfie sul binario che portava all'ingresso del campo di sterminio di Auschwitz segnala davvero uno spartiacque culturale. Non si tratta di stabilire se sia più giusto essere di qua da quel binario, nella ancora fitta schiera dei cosiddetti boomer cresciuti con una certa consapevolezza di quell'orrore, vissuto dalle generazioni del Novecento come linea di demarcazione tra l'essere e il non essere dalla parte giusta della Storia e dell'Etica. Oppure di là, nella beata e innocente spensieratezza di una generazione che invece coglie in quella torre – che ha visto il dramma di centinaia di migliaia di persone condotte a morte – semplicemente un'icona famosa, lo sfondo per un selfie, come potrebbero essere la Tour Eiffel o la Fontana di Trevi ritratte per portarsi a casa il ricordo di un'allegra gita scolastica. Non vuole essere un giudizio, va ribadito: solo una constatazione, un tantino amara, dei rischi di perdita di orientamento che si corrono appiattendosi sul presente.