“Una roba così si vede in Serbia o Ungheria” ha scritto uno sui social, commentando il degrado dell’autostazione per la quale è stato affidato un progetto di recupero. Dati i tempi, propenderemmo per l’Ungheria, ma non è qui il punto. Il problema vero è che la gente in città dimostra sempre più distacco, per non dire indifferenza quando non sia addirittura ostilità, alla menzione stessa di “progetto”. Complici anche i bandi del Pnrr che li hanno sollecitati, fissandone peraltro l’attuazione entro il 2026, ce n’è una caterva in sospeso dei quali non è dato sapere con precisione se, come e quando si faranno. Sono tanti, ma basterebbe qui ricordare il sottocavalcavia di via dell’Agricoltura o l’aiuola unica di viale Carducci, per dire di due casi sotto gli occhi di tutti e che parevano lì lì per diventare realtà. Occorrerebbe che fossero fatti, prima che parlati, i progetti. Di questo passo finirà che non ci crede più nessuno, almeno nei limiti di durata dell’esistenza delle ultime tre generazioni di Carpigiani.
15 Ottobre 2022
METACARPI DI FLORIO MAGNANINI
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