Sinistra, rubrica Metacarpi su Voce digitale del 23 febbraio 2023

Ma perché il giorno stesso del voto  regionale, Silvio Berlusconi può clamorosamente dissociarsi dal principale alleato sulla politica estera, pur  stando ben dentro la maggioranza di  destra-centro, e a sinistra invece no?  E si preferiscono piuttosto le scissioni  o far cadere i propri governi (vedi  Bertinotti con Prodi)? Vai a capire.  Sospendiamo la prima risposta che  verrebbe, e cioè i brutali calcoli di  partito: alla Calenda o alla Conte, per  intenderci. E tentiamo di andare un  poco più in là, per provare a verificare  se al fondo di quel magma indefinibile  che è la “sinistra” non resista  tenacemente una visione della politica  non come strategia per il potere e  arte del possibile e del compromesso,  ma come testimonianza. Quella che  ti mette in pace con la coscienza e ti  fa sentire a posto con i tuoi principi e  chissenefrega se a ogni elezione stai a  casa e perdi gli strumenti almeno per  avvicinarli, gli obiettivi. C’è insomma  il sospetto che la sinistra, più che a  un concetto della politica, somigli a  una categoria dello spirito. Umorale,  delicata e sensibile quant’altre mai. 

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