Solitudini, Metacarpi del 23 ottobre

Non aggiungiamo nulla agli umori che già circolano, se diciamo che diventa sempre più preoccupante la crisi della Goldoni. Ai problemi sul tappeto, ampiamente illustrati in queste settimane di trattative tra Mise, sindacati, Regione, Comuni di Carpi e Rio Saliceto da una parte, e una proprietà sempre più inafferrabile e sgusciante dall'altra, si è aggiunto un clima generale per niente favorevole. Lo condizionano soprattutto due fattori. Il primo è la pandemia. Quando un contagio arriva a insinuarsi nelle esistenze di ciascuno, fino a sollevare prudenze e sospetti dentro gli stessi nuclei familiari, è difficile che si sollevino ondate solidali per cause, per quanto importanti, vissute come affare altrui. E contrastare il micidiale alone di paure egoistiche che porta con sé il contagio è ancora più difficile che arginare la diffusione del virus. Il secondo è la quantità di situazioni critiche che si stanno aprendo, rispetto alle quali quella della Goldoni, vista da fuori, appare solo come una delle tante. Basti citare la Whirlpool di Napoli la cui proprietà ha deciso la chiusura a fine mese: 350 lavoratori a rischio espulsione, dopo che fra Stato e Regione sono stati impegnati per l'azienda un centinaio di milioni, fra tagli al costo del lavoro, fondi per le crisi d'impresa, contributi a fondo perduto, prestiti garantiti e fiscalità di vantaggio. Ben altra cosa, dunque, rispetto al milione di euro concesso dalla Regione al Gruppo Lovol Arbos per potenziare lo stabilimento di Migliarina. Resiste sempre la speranza che alla fine si creino condizioni favorevoli per cedere l'intero compendio aziendale a un acquirente, senza ricorrere a “spezzatini” di quell'immenso patrimonio industriale. Ma serviranno molta pazienza, molta fortuna, tanta volontà mobilitante e fiducia per proseguire la lotta, pur sentendosi un poco più soli. Soli per una pandemia che isola nell'indivudualismo e soli perché non si è più unici.