Stupori, Metacarpi del 28 maggio

“Basito” – participio passato di “basire” – è vezzo  espressivo che ritorna sempre più spesso  nell’eloquio di alcuni Consiglieri comunali di  questo inizio di terza decade del millennio. Vi ricorrono  più di tutti la sorella d’Italia Annalisa Arletti e la  pentastellata Monica Medici, con al traino Eros Andrea  Gaddi. Mai, i suddetti, sfoggerebbero quel verbo  (alla lettera: “venir meno”) nei tempi dell’indicativo –  io basisco, tu basisci... –; e tanto meno si avventurerebbero  nei perigliosi percorsi del congiuntivo (che io  basisca) o del condizionale (io basirei, tu basiresti...).  Vi si concedono piuttosto, e con una certa voluttà,  nella sua forma aggettivata. Per esprimere non tanto  la banale sorpresa per questa o quell’affermazione del  Sindaco o di chiunque altro dello schieramento avversario,  quanto il senso di un aggressivo e sovrumano  stupore fissato in una eternità evocativa del trapasso,  quasi fossero incocciati non nella delibera di un piano  particolareggiato, ma nello sguardo pietrificante della  Medusa. Basire è un po’ morire, insomma: non si dica  che in Consiglio non ci si impegna abbastanza. 

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