Volti, rubrica Metacarpi del 3 ottobre

Ci sono momenti nei quali capita di dover frequentare più del solito il cimitero urbano. Nell’aggirarti sotto quelle arcate gotiche ti accade così di riconoscere dalle foto una folla silenziosa di volti appartenuti allo scenario cittadino e che ti erano familiari. Dal che capisci, non senza un moto di sorpresa, perché da tempo non li vedevi più. Negozianti, artigiani, operai, professori, impiegati, professionisti... una quantità di uomini e donne con un tratto comune: l’essere arrivati chi prima chi dopo al traguardo della vita, avendo ciascuno di loro interpretato un po’ della Carpi alacre e vogliosa di un riscatto costruito giorno dopo giorno, con fatica, sofferenza, lavoro e grandi sacrifici. E' l’ultima città del dialetto che univa tutti: quella a cui pensi quando, sotto i portici, oggi senti parlare lingue sconosciute, meravigliandoti di un accento nostrano. E nel momento in cui a quei volti sei andato ad aggiungere anche quello di tua madre, ti chiedi se la Carpi che ti ha accompagnato per una vita stia aprendo una pagina radicalmente nuova. O se non sia finita tutta qui, al cimitero.

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