Casa mia, casa tua, Micromega

Qualcuno di più intelligente e preparato di me ha scritto da qualche parte che, per un curioso effetto paradosso, la più grande operazione di segregazione fisica della storia contemporanea, il famigerato lockdown determinato dal Covid-19, si è trasformata esattamente nel suo opposto, ovvero in un colossale processo di guardonismo sociale. In effetti fino a qualche mese fa le uniche abitazioni a cui avevamo accesso tramite il web erano quelle degli influencer e quelle degli esibizionisti, ammesso che le due specie siano distinguibili. Ma a causa della sindrome pandemica siamo stati tutti costretti o invitati a entrare, voyeuristicamente, nelle case di colleghi d’ufficio, amici delle vacanze, parenti dimenticati. Grazie alle web-cam le abitazioni e le stanze, da strumenti di auto-reclusione, sono diventati piccoli studi televisivi da cui irradiare contenuti e immagini verso i quattro angoli del pianeta e in cui ospitare un pubblico spesso più interessato alle suppellettili o ai titoli dei libri sullo sfondo che non alle affermazioni degli interlocutori. La storia ci insegna che ogni nuovo mezzo di rappresentazione e descrizione della realtà è nato come strumento di verità, capace di raccontarci le cose con meno filtri e con più immediatezza rispetto ai media precedenti, salvo poi convertirsi, abbastanza presto, nel principale veicolo di camuffamento o adulterazione del reale. Prendiamo, come esempio, la fotografia, nata a metà circa dell’Ottocento, offertasi subito come oblò aperto sul mondo, senza mediazioni, e, proprio in virtù di questa superiore credibilità e legittimazione sociale, trasformatasi ben presto nel principale vettore di contraffazioni e mistificazioni. Oppure consideriamo la tv: un tempo l’affermazione “lo hanno detto alla tele” equivaleva ad un paradigma di veridicità. Adesso la stessa proposizione significa, più o meno, che in un qualche contenitore di informazione e intrattenimento l’imbonitore di turno ha sparato sciocchezze ad alzo zero. Lo stesso fenomeno, d’altronde, a cascata, vale per i social network, e tutti i media più recenti. Bene, anche le piattaforme per le conversazioni a distanza, che già esistevano ma che per la maggioranza sono sbocciate in occasione del Coronavirus, sono partite con la nomea di essere simulacri della realtà – lo streaming, il live! – e pian piano si stanno trasformando in un dirompente e incontrollato mezzo di taroccamento delle relazioni interpersonali.

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