C'era una volta il Passato, Micromega

C'era una volta il Pas- sato. Adesso non c’è più. Certo, la Storia viene studiata e insegnata nelle scuole e nelle università. La Memoria viene elaborata e socializzata dalle istituzioni. E, soprattutto, la lingua italiana continua a mantenere, anche solo nel modo indicativo, quattro forme diverse di rappresentazione di stati o azioni collocabili prima del presente. Ma sono fenomeni di superficie, che potrebbero proseguire, intatti e invariabili, nascondendo, come fa un antipiretico con la malattia e la febbre, la sostanza delle cose. Che è quella che ho detto: il Passato, inteso come forza decisiva, condizionante, come riferimento obbligato per quelli che vengono “dopo” (cioè uomini e donne del presente, di ogni presente), non esiste più. Il Passato, per ovvi motivi di ordine logico, non può essere un’entità concreta, un fatto tangibile. Non può essere – perdonatemi – presente. Sennò non sarebbe Passato. Il Passato non è, ma è come se fosse, quando diventa un termine di paragone obbligatorio per i viventi, quando riaffiora non in forma di – impossibile – immanenza, ma perché viene sentito, percepito, intuito, al di là delle statiche barriere che dividono il tempo in un ieri, oggi e domani. Nella strana fase storica che stiamo attraversando tale sentore, tale percezione, tale intuizione di qualcosa che è venuto prima hanno smesso di essere fattori, nella coscienza dei singoli prima che delle collettività. Ci sono arrivato tardi, a questa dolorosa constatazione. Eppure me lo dicevano e scrivevano, tutti i giorni, i miei studenti, nei temi, nei questionari, nelle interrogazioni. Io sempre lì a correggerli, a dire che non potevano usare il passato remoto (inteso come tempo verbale) per parlare di vicende cronologicamente vicine, che il trapassato remoto era un ferrovecchio buono per nostalgici della consecutio latina, che non mi potevano parlare della trama dei “Promessi Sposi” usando l’imperfetto (“Renzo a quel tempo si trovava a Milano...”), come se stessero raccontando fiabe. Presente, presente, sbraitavo, e ho sbraitato fino a giorni recenti, dovete usare il presente storico per parlare della Seconda guerra mondiale, il presente narrativo se mi raccontate una trama, sono cose dentro di noi, che vivono di fianco a noi.

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