Dici a me?, Micromega

Al di là dell’ottimismo di maniera e di qualche ingenuità sentimentale, per lo più perdonabile, ormai lo abbiamo capito: il Covid ce lo tireremo dietro per parecchio tempo, e con il Covid, nella speranza di poterlo contenere alla meglio, recheremo in dote tutta una serie di comportamenti, abitudini, strumenti che difficilmente avremmo potuto immaginare solo qualche mese fa. Tra gli elementi entrati in maniera durevole nel nostro quotidiano, quasi inutile dirlo, campeggia la mascherina. Non era scontato: basta pensare che all’inizio della pandemia anche autorevoli esponenti del jet set virologico nazionale e internazionale anteponevano alla protezione buccale (per usare un aggettivo recentemente riesumato dalle burocrazie ministeriali italiane) l’impiego dei guanti. Poi il guanto è andato verso un precoce tramonto, lasciando nelle dispense di molte case, degli Italiani e non solo, quantitativi di lattice di cui è ora arduo intravedere impiego e smaltimento, mentre le FPP (uno, due, eccetera), le chirurgiche, addirittura le fantomatiche e fantasmatiche “mascherine di comunità” (“mascherine che?” abbiamo tutti sbottato la prima volta che abbiamo sentito la dicitura), da accessorio che erano, sono assurte al ruolo di indumento essenziale. Chi non le porta, dal punto di vista della reputazione sociale, è come se fosse a dorso nudo, o peggio, in mutande.

L'accesso è riservato agli Abbonati

Se sei già abbonato, accedi per vedere l'articolo completo

Accedi

Accesso completo al sito, più l'
abbonamento digitale annuale

Vi permette di accedere a tutti i contenuti web di VOCE.it e di ricevere la newsletter quotidiana VoceCittà con le notizie del giorno, Voce settimanale digitale e Voce mensile digitale di approfondimento, direttamente al vostro indirizzo mail. Costo Annuo 29€ Abbonati