Giù la maschera, Micromega

Siamo a metà ottobre e possiamo dirlo, seppure con tutte le prudenze e tutti gli scongiuri del caso: la Scuola, tutta la Scuola italiana, intesa come istituzione e soprattutto come comunità, ha retto e sta reggendo di fronte alla sfida del Covid. Non era scontato. Sia perché, notoriamente, non stiamo parlando di una realtà, diciamo così, all’avanguardia sul piano delle strutture, della logistica e del sapere organizzativo applicato (se togliamo le lavagne elettroniche dalle pareti e le sneaker dai piedi degli studenti, entrare in aula è di fatto un viaggio nel tempo, perché tutto, dal suono della campanella alla disposizione dei banchi, è fermo a un secolo fa), sia perché nell’immaginario collettivo le torme di bambini e adolescenti sciamanti per i corridoi e stipati in classe rappresentavano (e rappresentano ancora oggi) la raffigurazione plastica del banchetto ideale per la brama di contagio del nuovo coronavirus. Per quale motivo le cose siano andate così sorprendentemente bene fino ad ora (e giù con gli amuleti e gli scongiuri, le dita incrociate e i ferri di cavallo) ce lo diranno gli esperti. Che pare non manchino: dal numero di persone che esternano con sicumera sul virus e sulla situazione sanitaria da tutti i canali, dalla tv ai social network, si direbbe che almeno un terzo della popolazione adulta italiana sia in possesso di una laurea in virologia o epidemiologia, tenuta nel cassetto fino all’apparire del Covid, evidentemente per understatement caratteriale. Io che a scuola ci vado tutti i giorni, e che nella prima settimana di lezione venivo guardato e salutato da conoscenti e parenti come un ardito della Prima guerra mondiale, con tanto di pacca (contagiosa) sulla spalla, mi limito a osservare che se nessuno viene in classe con la febbre (o ai primi sintomi viene ritirato dai genitori), tutti portano la mascherina quando sono in prossimità dei compagni, ci si igienizza le mani con frequenza rendendo così asettici gli strumenti di uso comune, eccetera eccetera, la situazione, grazie anche agli interventi puntuali e selettivi delle autorità sanitarie in materia di isolamento precauzionale e quarantene, non può che andare decorosamente (e qui estraggo il cornicello rosso).

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